Ho ricevuto questo binocolo in prova dalla ditta Auriga di Milano e le mie impressioni su questo modello sono state brevemente inserite nell’articolo “Due lenti sul cielo” apparso sul numero 40 di Maggio 2006 della rivista LE STELLE.
Questo binocolo è l’erede della vecchia serie BCF, della quale ho posseduto per tre anni il modello 20×80 . Il binocolo esteticamente è migliore e ben rifinito, l’interno perfettamente diaframmato garantisce una buona protezione dalle luce riflesse, e la barra centrale è migliore rispetto a quella che si può trovare sui colleghi cinesi, compreso il raccordo per il fissaggio al cavalletto fotografico.
A causa del peso abbastanza elevato e degli ingrandimenti medi è indispensabile fissarlo ad un buon cavalletto. ho trovato il setup ideale, utilizzando un supporto della Telescope Service.
Il campo reale è pari a 4.3°, che fornisce un ottimo campo apparente di quasi 70° , mentre l’estrazione pupillare degli oculari è di 21 mm. Come anticipato le dimensioni dell’ARK iniziano ad essere importanti, difatti misura ben 22×32 cm che diventano 35 cm con il paraluce completamente estratto. I prismi sono in vetro BAK-4, mentre le ottiche sono ottimizzate con un trattamento multi-strato su ogni superficie, che si è rilevato molto buono ma non paragonabile ai rivali Fujinon.
Comparandolo con la vecchia versione venduta ad un amico ho notato che fornisce delle immagini stellari più puntiformi, è difficile però fare un paragone preciso dato che 16 ingrandimenti danno sensazioni e prestazioni diverse dai 20x.
Non ho notato molta differenza nella luminosità con un cinese di 20×80 mm di ‘ultima generazione, anche se M97 e M108 nell’Orsa Maggiore, che spesso uso come riferimento, si percepivano maggiormente nell’ARK durante la stessa serata osservativa sotto un bel cielo di alta montagna, anche i minori ingrandimenti permettevano una maggiore luminosità su soggetti estesi come M31 ed M33.
Dall giardino di casa invece, la versione a 20 ingrandimenti, Made in China, forniva un fondo cielo più scuro, anche se la resa ai bordi era lievemente inferiore..
La regolazione diottrica è compresa tra i 54 mm ed i 71 mm. Molto utile,il sistema di estrazione rapido dei para-luce, peccato che siano composti di gomma molto dura, e creino qualche fastidio se si trascorre molto tempo con l’occhio all’oculare in questo caso preferisco i cari e vecchi sistemi “popup” con gomma morbida come quelli della vecchia versione o del Celestron 15×70.
L’analisi stellare ha mostrato queste prestazioni CM70% CP15% CI15%, osservando le stelle di III magnitudine il CM mi i è parso che migliorasse di un altro 5%. La puntiformità stellare di questo binocolo è pari a 7.
Osservando la luna piena compare solitamente una piccola immagine fantasma, il cromatismo al centro del campo è lieve, mentre, inizia a diventare fastidioso dopo il 60% dal centro del campo. 16 ingrandimenti sono un ottimo compromesso, fra risoluzione, campo reale e luminosità, lo preferiamo al classico 20×80. L’esemplare in mio possesso era perfettamente collimato mentre l’uscita pupillare dell’oculare destro presentava un lieve Cut-off.
Rispetto ad un binocolo cinese di 80 mm quali sono le reali differenze?
Otticamente si nota una leggera supremazia ai bordi, ma la vera differenza è data dalle rifiniture e dalla progettazione.
Il sistema di collimazione è buono, questo Vixen era collimato alla perfezione, forse non tutti apprezzeranno la fuocheggiatura con la ghiera centrale, esteticamente è ineccepibile, e la barra centrale non ha mai avuto il solito problema di flessione riscontrato quasi sempre nei cinesi, anche il raccordo per il fissaggio alla barra centrale è sicuro ed affidabile. Insomma i cinesi, iniziano a fare delle ottiche buone,sul design e sui componenti non ottici e sulla fase di assemblaggio c’è forse ancora molto da lavorare.
Aggiornamento del 2012.
Con l’avvento della nuova serie di binocoli cinesi Ba-6, il rapporto prezzo prestazione della serie ARK non appare cosi performante come anni or sono. La costruzione è decisamente meno robusta, rispetto alla serie cinese, cosi come il sistema di collimazione, che mi è parso più valido nella serie Ba6. Inoltre a causa della presenza di plastica nel carrello centrale, la focalizzazione risulta meno precisa, rispetto al sistema di messa a fuoco singola, su ogni oculare, del concorrente proposto dalla United Optics, nei formati 22×85 e 15×85.
Piergiovanni Salimbeni è un tester e giornalista indipendente iscritto all’Albo Professionale dei Giornalisti della Lombardia. Si è laureato presso l’Università Statale di Milano con una tesi riguardante : ” I danni da inquinamento elettromagnetico e il caso Radio Vaticana”. E’ responsabile dei siti web: www.binomania.it e www.termicienotturni.it. Pubblica video recensioni sul suo canale YouTube. Dal 1997 collabora con mensili e quotidiani nazionali, sempre nei settori di sua competenza: ottica sportiva, astronomica, fotografica, sistemi per la visione notturna e termica, geologia lunare. Coltiva da sempre la passione per la scrittura, nel 2020 ha esordito con pseudonimo con un editore classico, mentre nel 2022 ha pubblicato su Amazon il suo secondo romanzo “Il Purificatore”, disponibile anche in formato e-book. Nel tempo libero leggi molti libri, pratica tiro sportivo a lunga distanza, fototrappolaggio, digiscoping, fotografia di paesaggio.