Aquila anatraia maggiore: storia di un avvistamento

In provincia di Varese ci sono stati soltanto quattro avvistamenti dell’aquila anatraia maggiore in 74 anni (almeno quelli certificati, ma so che qualcuno mi correggerà). Per questo motivo ho deciso di raccontare ai lettori come ho vissuto questo avvistamento, come ho ripreso l’aquila ma anche qualche piccola curiosità. Mi pare sia giusto citare le prime persone coinvolte nella fase iniziale di riconoscimento ma anche il comportamento di alcuni atipici personaggi che hanno violato la zona di riserva integrale (scavalcando, rompendo le reti, arrampicandosi in posti pericolosi) pur di ottenere qualche fotografia! Iniziamo!

I volontari e il personale dell’Oasi è sempre al lavoro, anche per riparare i danni dei piu’ maleducati

Alcune precisazioni prima di iniziare

Visto che molti appassionati mi hanno chiesto come mai ho la possibilità di entrare nella zona riservata dove è installata la torretta di avvistamento, preciso che da qualche anno compio vigilanza presso la Riserva Naturale Palude Brabbia come Guardia Ecologica Volontaria insieme con il mio collega GEV e amico fotografo naturalista, Roberto Glaviano.
Inoltre, ancor prima di chiedere il trasferimento in Oasi, eravamo volontari della LIPU Per i due motivi poc’anzi citati ho il permesso di poter entrare nella riserva integrale per compiere attività di vigilanza (come GEV) e come volontario della LIPU.

Colgo anche l’occasione per rispondere ufficialmente alle persone che si sono lamentate riguardo l’impossibilità di salire sulla torretta di avvistamento.

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La torretta è nell’ area di protezione integrale e l’accesso è consentito previa autorizzazione della LIPU e con volontari o personale dell’Oasi sempre presenti.

A causa del Covid-19 la responsabile della Riserva Naturale Oasi Brabbia, la dott.ssa Barbara Ravasio, ha l’obbligo di rispettare le normative vigenti e le indicazioni della Lipu su visite guidate e potenziali situazioni di assembramento. Per tali motivi gli accessi consentiti sono stati rari e riservati quasi sempre ai ricercatori o agli iscritti ad associazioni ornitologiche per consentire di svolgere il loro lavoro di ricerca.

 

Il primo avvistamento “incerto”

Circa quattro settimane fa, mi trovavo in oasi per testare un binocolo per il canale YouTube di Binomania, mentre stavo facendo delle riprese mi accorsi della presenza di un’aquila. Era molto alta nel cielo e quasi impossibile da percepire a occhio nudo.
 Notificai l’avvistamento in Oasi, vista la scarsa qualità dell’immagine ottenuta con il teleobiettivo da 400 mm, decisi di non pubblicare nulla su Ornitho.it e continuai a svolgere il mio lavoro…di tester.

 

L’avvistamento certo

Il giorno 9 Febbraio 2021, Barbara Ravasio e Elia Chiesa si trovavano in oasi per compiere dei lavori di manutenzione (di fatto c’è chi rompe e chi ripara ma ci sarà modo di scriverne, tra poco).

Barbara Ravasio e un volontario durante le operazioni di manutenzione

 

Verso mezzogiorno avvistarono “un’aquila” e inizialmente, a causa della distanza, fu identificata come aquila reale. Elia Chiesa riuscì a fare una prima fotografia che mi inviò, visto che conoscevano la mia passione per le aquile e l’amicizia con alcuni esperti di rapaci.

Di primo acchito non mi sembrava un’aquila reale, provai a proporre una ipotesi: aquila imperiale, forse influenzato dalla differente forma delle ali, tuttavia, la sera del 9 Febbraio contattai due ornitologi che collaborano da anni con Binomania: Luca Baghino e Alessandro Micheli

Luca Baghino è genovese e da oltre quarant’anni si interessa di avifauna con particolare riferimento a quella ligure.
Si occupa di studi e rilevamenti ornitologici ed è consulente per enti pubblici e privati.
Ha collaborato per varie iniziative e progetti con la LIPU nazionale (Lega Italiana Protezione Uccelli) fin dagli anni Novanta.

Alessandro Micheli, invece, conosciuto sul forum di Binomania con lo pseudonimo di “Corax” collabora con il Museo delle Scienze di Salò, sin dai tempi dell’Atlante provinciale trentino, partecipando ai monitoraggi ornitologici ed in particolare allo studio delle migrazioni (Progetto Alpi). È ornitologo riconosciuto a livello nazionale, per le sue competenze nei settori della tassonomia e biogeografia ed è stato per svariati anni membro del Gruppo Ricerca Avifauna e della Commissione Ornitologica italiana. Nella sua provincia d’origine, con il Coordinamento Faunistico Benacese è promotore e conduttore di studi sui rapaci diurni nidificanti e migratori nel Parco Alto Garda Bresciano, in particolare alla Cima Comer, uno dei punti principali di transito primaverile delle Alpi italiane. Ha divulgato i suoi studi in diverse pubblicazioni scientifiche ospitare in riviste italiane e del Museo e anch’esso è autore di un ottimo libro: “I rapaci diurni delle Alpi”.

 

Insomma, non di certo gli ultimi arrivati! Entrambi in tempi diversi, mi tirarono le orecchie, confermando che si poteva trattare in realtà di un’aquila anatraia ma non riuscirono a comprendere se fosse una minore o una maggiore. Alessandro ipotizzò  anche una probabile “ibridazione”. Ma entrambi mi proposero di ottenere altre osservazioni, dati e immagini.

All’atto pratico l’eccitazione salì…avevamo un’aquila anatraia in Oasi che non è di certo un avvistamento consueto. Si ammira, infatti, sempre il falco di palude, l’albanella reale e ogni tanto scende a trovarci qualche esemplare di Aquila reale e di Biancone, ma un rapace del genere, no!

Lo Zeiss Harpia 95 è perfetto per questo genere di avvistamenti, grande campo a 23X, ottima nitidezza a 70X

 

Decidemmo di provare a compiere qualche altra osservazione, per questo motivo, il giorno seguente insieme con Elia Chiesa mi recai sulla torretta di avvistamento con reflex, teleobiettivi e con lo spotting scope Zeiss Harpia 95 che contavo di sfruttare per ottenere dei video con la Olympus OMD EM5 MARK II da fornire a Baghino e Micheli. Verso le undici, mentre stavo spazzolando l’area con lo Zeiss SF 8×32 vidi l’aquila inseguita da alcune cornacchie. Fortunatamente si posò su un albero che purtroppo era molto distante, credo 400 metri. Per questa fortuita circostanza avemmo la prima possibilità di girare un breve video e scattare alcune fotografie, Anche Elia riuscì a riprendere delle belle fasi di mobbing, purtroppo da una distanza elevata per ottenere fotografie “da manuale”.

Fotografia di Elia Chiesa
Fotografia di Elia Chiesa

Ma in realtà non era quello che ci interessava. Dovevamo capire se voleva sostare in oasi per un po’ di tempo. Nei giorni successivi il personale e i volontari iniziarano a compiere diverse osservazioni. L’aquila anatraia maggiore fu vista mentre era mobbata dal falco di palude, dall’albanella oltre che dalle cornacchie grigie.

Una composizione ottenuta estrapolando qualche fotogramma dal mio filmato ottenuto con lo Zeiss Harpia a oltre 400 metri di distanza

Venerdì pomeriggio decidemmo di fare il punto della situazione con Barbara Ravasio anche per comprendere se fosse il caso di avvisare i mass media e gli altri gruppi ornitologici locali. C’era bisogno di chiedere un’autorizzazione alla LIPU e di avvisare i quotidiani. Soprattutto perché la situazione “deltaplani a motore”, “elicotteri” e tutto ciò che continuava imperterrito a volare a bassa quota sopra l’oasi da anni, avrebbe potuto provocare un bello stress all’aquila anatraia maggiore.  Ci  ponemmo il problema che in realtà si pongono sempre i giornalisti: a cosa dare maggior importanza? Al diritto/dovere di informazione o a tutelare la privacy…in questo caso, dell’aquila? Successivamente fu la sede nazionale della LIPU a sentenziare.


Sabato tredici decidemmo di fare una breve esplorazione in loco, pur mantenendoci a debita distanza, quindi, io, Elia Chiesa e Roberto Glaviano ben mimetizzati, iniziammo a comprendere quale area dell’Oasi potesse prediligere. Nel frattempo, vista l’incertezza di divulgare la notizia, provvedemmo (fortunatamente) a sbarrare per l’ennesima volta alcuni punti “caldi” dove spesso i fotografi piu’ indisciplinati tentano di entrare, sfondando canneti, scavalcando e peggio ancora tagliando le reti metalliche. Un comportamento che poco ha a che fare con l’amore per la Natura.

La fototrappola SpyPoint  Link Micro S LTE che sarà oggetto di una video recensione su Binomania. E’dotata di pannello solare di serie e di una SIM che invia in tempo reale le foto di animali e…..bipedi troppo curiosi

Grazie ad alcune trappole fotografiche in dotazione all’Oasi e ad alcune gentilmente fornite da Canicom, piazzammo le trail camera dotate di GPS e di un sistema in grado di inviare fotografie direttamente sugli smartphone e in tempo reale (e mai avremmo pensato di registrare scene…assurde).

Cosa è accaduto nei giorni successivi?
È tempo di lasciare il passato remoto, visto che i fatti sono recenti…

Domenica 14 Febbraio esce un articolo sulla Prealpina dove anche Marco Gustin, ornitologo della LIPU, ufficializza il nostro avvistamento. Barbara Ravasio inizia a informare altri gruppi ornitologici e io provvedo sui miei canali e sulle pagine Facebook dove sono iscritto ( EBN, Birding Italia, etc.,etc.) a divulgare un primo filmato e la notizia. Di comune accordo, decidiamo anche di pubblicare su Ornitho.it la nostra prima osservazione.

Nel frattempo, lo stesso giorno, l’aquila anatraia maggiore si accorge che può disporre di una ottima e succulenta garzaia con oltre 140 nidi e inizia a far man bassa (probabilmente ancora di uova). I fotografi e gli appassionati iniziano “ad agitarsi” e ben presto i cancelli dell’area integrale e i telefoni dell’Oasi iniziano a…scottare

Lipu riesce a invitare un gruppo limitato di ricercatori mentre ha già in oasi vari volontari per le solite questioni inerenti la vigilanza e la manutenzione

Iniziano ad arrivare i primi fotografi. La maggior parte di loro chiede educatamente il permesso di entrare, e dietro suggerimento di riprendere l’aquila dalla strada che da proprio di fronte alla garzaia iniziano a scattare le loro fotografie in tutto rispetto.

Altri invece, preferiscono, scavalcare staccionate, tagliare reti metalliche e addentrarsi nell’area integrale, furtivamente, abusivamente e scioccamente. Purtroppo per loro e per fortuna per noi, ci sono varie trappole fotografiche piazzate in loco oltre che alcuni volontari di vigilanza.

Per questo motivo, l’ennesima trappola, “registra” ad esempio un astuto e ginnico fotografo cinquantenne (quindi non proprio un ragazzino) che in barba alle staccionate, al canneto di protezione, ai cartelli : “zona di protezione integrale. “ divieto di accesso” e “proprietà privata” si arranca nel fango per oltre 500 metri arrampicandosi poi su una vecchia torretta (traballante e pericolante) per provare a fotografare l’aquila che oltretutto si trova dalla parte opposta (classico)

Due volontari addetti alla vigilanza trascorrono tutta la giornata di mercoledì 17 Febbraio ad allontanare i fotografi che hanno scavalcato per accedere abusivamente nell’area di tutela integrale.

La questione che più fa riflettere non è solo quella relativa alle spese che l’oasi ogni anno deve affrontare per riparare i danni (canneti e reti rotte, lucchetti sfondati, e così via..) ma anche il dubbio che queste persone siano veramente degli amanti della Natura o se invece sono alla caccia della ennesima foto da condividere sui Social.

Per fortuna le fototrappole hanno fatto il loro lavoro e l’Oasi sta decidendo se inoltrare le immagini alle autorità di polizia locale.

 

I collaboratori dell’Oasi avrebbero avuto la possibilità di avvicinarsi senza problemi all’aquila per ottenere delle fotografie ravvicinate ma abbiamo prima pensato a non disturbare il soggetto. Per questo motivo l’aquila anatraia maggiore è monitorata soltanto dalla torretta di avvistamento attraverso binocoli ad alto ingrandimento e spotting scopes che ancora una volta si sono rilevati essenziali per la buona riuscita di questo stupendo avvistamento.

Meglio osservare a lunga distanza..che combinare guai

 

Tra le altre cose, mentre sto scrivendo questo articolo, l’aquila anatraia maggiore è ancora in oasi. È possibile osservarla e fotografarla, ma senza scavalcare e senza farsi del male. Basta procedere per la  provinciale tra Bernate di Casale Litta e Varano Borghi, dove si potrà vedere la garzaia e decine di aironi preoccupati .  La  regina dell’aria lascia sovente  i suoi amati posatoi per gettarsi nei nidi negli aironi che come unica forma di “resistenza” hanno solo escogitato di alzarsi in volo per creare scompiglio. Un comportamento che l’aquila sta apprezzando particolarmente…

Come sempre vi invito a vedere anche il video, se preferite guardarlo dalle pagine di Binomania e non su YouTube, potreste iscrivervi ugualmente al mio canale cliccando su questo link

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Per eventuali aggiornamenti riguardo la possibilità di accompagnare piccoli gruppi sulla torretta, potete visitare il sito web ufficiale della Riserva Naturale Palude Brabbia
www.lipupaludebrabbia.it