I misteri della Specola di Villa Toeplitz

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 Seppure ci sia ampia documentazione sull’abitazione e sulla vita dei coniugi Toeplitz, le notizie riguardanti la specola e la strumentazione astronomica sono così ridotte da avermi obbligato a una vera e propria indagine. Ho trascorso molti giorni consultando le biblioteche locali e gli archivi storici, contattando esperti di storia dell’astronomia, arrivando addirittura a varcare le porte di un noto seminario della provincia di Varese e ad acquistare libri in lingua polacca!

Di Piergiovanni Salimbeni.

 

Le persone che devo ringraziare sono molte e saranno citate tutte, alla fine di questo articolo.

 

La villa

La lussuosa abitazione che sorge sulla collina ai piedi del Sacro Monte di Varese, fu costruita alla fine del 1800 come residenza di campagna di una famiglia tedesca. Il banchiere polacco  Giuseppe Toeplitz, delegato amministrativo della Banca Commerciale Italiana, l’acquistò a cavallo della Prima Guerra Mondiale, prodigandosi, sin dall’inizio, in eccellenti migliorie

Una parte del bellissimo parte che circonda Villa Toeplitz a Varese

 

Grazie alla collaborazione dello Studio parigino L Collin A.Adam & C. Paesaggisti fu ampliato il parco. Costruirono  una gradinata monumentale in porfido di Cuasso al Monte, delle canalizzazioni e dei mirabili giochi d’acqua, in cui spiccano ancor oggi delle fontane a mosaico, composte da marmo grigio di Carrara. 

Il parco, attualmente aperto al pubblico, è caratterizzato da una incredibile varietà di specie vegetali, anche esotiche, che sono un perfetto trait d’union con le geometrie delle vasche e delle fontane che richiamano i giardini degli imperatori mongoli.

La specola di Edvige Toeplitz ormai inagibile
La specola di Edvige Toeplitz ormai inagibile

Edvige Toeplitz.
Tali migliorie dipendevano, più che altro, dalla passione di Jadwiga Mrozowska, italianizzata con il nome di Evdige che diventò la seconda moglie del commendatore dopo un periodo di vedovanza.

“Donna Edvige” era figlia di proprietari terrieri polacchi e ricevette una educazione prettamente classica. Nel 1900 debuttò come attrice sul palco del teatro municipale di Varsavia.Si sposò nello stesso anno con un proprietario terriero impiegato di corte, ma il matrimonio durò solo tre anni. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale prestò servizio come infermiera e alla fine del conflitto cercò di trasferirsi in Italia ma fu imprigionata a Perugia. Giuseppe Toeplitz la fece liberare, se ne innamorò e la sposò nel 1928.

 
Una fotografia d’epoca ritrae Jadwika Mrozowska da giovane
Una fotografia d’epoca ritrae Jadwika Mrozowska da giovane

 

Edvige divenuta la “signora Toeplitz” mutò le sue abitudini e le sue passioni; si dedicò allo studio della matematica e dell’astronomia e iniziò a dedicarsi ai viaggi esplorativi. Tra il 1919 e il 1927, infatti, si recò in Birmania, India, Ceylon, Mesopotamia, Persia, Kashmir e Tibet. Il suo viaggio nel Pamir, ai confini con la Russia la portò alla scoperta di un passo montano che reca ancora oggi il suo nome.

Grazie a questa passione, fu l’artefice della progettazione del parco, ma anche della costruzione della specola astronomica. Che fu costruita con la collaborazione del professore Emilio Bianchi (1875-1941), all’epoca direttore dell’Osservatorio di Brera, oltre che creatore del Planetario di Milano e dell’Osservatorio di Merate.

La lungimirante passione per l’arte, la cultura e le missioni umanitarie, trasformarono Villa Toeplitz in un crocevia di personaggi importanti e di artisti. Edvige fu anche acclamata in varie città europee, soprattutto a Parigi, per le sue stupende conferenze riguardanti i viaggi e i giardini esotici, oltretutto esposte in un francese fluente. Dopo la morte del marito, che avvenne nel 1936, Edvige vendette la villa ai Fratelli  Giuseppe Giovan Battista e Carlo Mocchetti.

Successivamente nel 1972 fu ceduta al comune di Varese, attualmente la villa Augusta, sulla sommità della quale è installata la Specola è stata ceduta alla Università Insubrica, ai piani inferiori ha sede una sala conferenziale e un distaccamento della facoltà di Fisica.

 

Data l’importanza della famiglia, ma anche della stupenda specola, che domina la villa Augusta, pensai erroneamente di  acquisire con facilità informazioni su di essa e sulla strumentazione utilizzata da donna Edvige Toeplitz.

In realtà non è stato così semplice!

 

Alla scoperta del telescopio

Di primo acchito mi parve che chiedere informazioni all’ Osservatorio Astronomico G. V. Schiaparelli del Campo dei fiori di Varese, fosse la scelta più’ ovvia.

In realtà mi fu unicamente confermato che anni or sono il  Professor Furia, compianto direttore dell’osservatorio, chiese al comune di Varese  di ritirare la Specola  per creare un’altra postazione astronomica. Purtroppo nessuno era a conoscenza della strumentazione utilizzata dalla signora Edvige. Pensai quindi che fosse utile compiere un sopralluogo nella specola per verificare la presenza di qualche traccia – anche sulla pavimentazione- da cui avrei potuto desumere la presenza di uno o più’ telescopi.

Dopo aver contattato l’archivio storico di Varese, che possiede un’ampia raccolta di informazioni riguardanti l’attività di esploratrice  di Edvige Toeplitz, fui rimandato al dirigente dell’Area infrastrutture e Logistica dell’Università’ degli Studi dell’Insubria che mi avvalorò l’inagibilità della specola, consigliandomi di contattare  un altro collega, responsabile della manutenzione degli stabili dell’Ateneo per verificare se fosse possibile, in qualche modo, accedere all’interno . Purtroppo sono ancora in attesa di una risposta.

Peccato sia inagibile, un pezzo di storia varesina, lasciata marcire…

 

Cercando informazioni negli archivi delle biblioteche e in quelli digitali, trovai, finalmente, una fonte molto interessante: la vendita alla famiglia Mochetti riguardava unicamente la  villa, la “strumentazione astronomica”, invece, fu donata da Donna Edvige a un importante istituto religioso della provincia di Varese.

Grazie alla collaborazione dell’amico Paolo Monti, noto collezionista di binocoli d’epoca e impiegato presso il Seminario di Venegono Inferiore, appresi che i religiosi, custodivano da anni alcuni telescopi.
 

Presi quindi contatto con  Don Natale Castelli,  il professore di Fisica del Liceo del Seminario, ormai chiuso dall’anno 2002, che mi confermò della presenza di un telescopio antico nel laboratorio di fisica. I miei occhi si illuminarono! Non ebbi il coraggio di fare ulteriori domande e gli chiesi immediatamente di poterlo andare a esaminare.

Fortunatamente i quattro laboratori sono stati riaperti e lui è il referente e  di questo progetto, oltre a essere il curatore del sito  http://www.fisicainvideo.it/ insieme a Don Adriano Sandri. Per questo motivo ci accordammo, scegliendo un giorno in cui era impegnato con le scolaresche esterne.

Il telescopio fa capolino da una finestra del seminario di Venegono (VA)


Portai con me l’amico e compagno di molte osservazioni planetarie, Federico Caro, un appassionato di telescopi a lungo fuoco, nonché proprietario di uno stupendo esemplare di Zeiss AS 150 mm f/15. Federico sarebbe stato un ottimo giudice super partes in grado di frenare il mio coinvolgimento. Ero, infatti, molto  intenzionato a scoprire cosa fosse custodito, all’epoca, nella specola di villa Toeplitz che avrei potuto confermare forzatamente solo mere supposizioni.



Il telescopio

I tiepidi raggi di sole di una luminosa mattina di fine Ottobre filtravano fra gli antichi alberi del viale che portava al seminario. Arrivati di fronte al seminario, trovai l’unico parcheggio libero sotto uno degli ampi finestroni dell’edificio, scesi  dalla macchina e per poco non sobbalzai: si intravedeva all’interno  un “lungo tubo”! Senza saperlo eravamo arrivati sotto l’aula di fisica e Don Castelli stava già  armeggiando allo strumento per consentirci di ammirarlo. Quello, forse, era il telescopio appartenuto a  Donna Toeplitz!

 Un particolare del rifrattore: notare le godronature fatte a mano e la cura dei particolari


 Appena  entrati fummo accolti dal professore e da Piero Fanchin, un suo collaboratore che si era preso cura del telescopio durante il corso degli anni. Ebbi la conferma ufficiale che si trattava – senza ombra di dubbio –  del telescopio appartenuto alla famosa esploratrice polacca.

Don Natale Castelli e il sig.Piero Fanchin


In seminario furono molto disponibili:, ci diedero la possibilità di esaminarlo fotografarlo e osservare, seppur fosse giorno. Nei giorni successivi ebbi ulteriori conferme: il collega di Don Castelli,  Don Andriano Sandri, mi diede una informazione molto interessante e per l’ennesima volta rimasi stupito dalle coincidenze.

La montatura era composta da ottone, bronzo e argento, tutto lavorato minuziosamente e con estrema cura


Conosceva una persona  che aveva compiuto delle osservazioni astronomiche con quel telescopio e il suo nome era Don Elio Gentili… il mio ex-professore di chimica che non vedevo da quasi trentanni!
Per onor di cronaca non posso esimermi dall’evidenziare che Don Elio è un noto entomologo, esperto di idrofilidi del genere laccobius.
Nei giorni successivi fissai anche con lui, un appuntamento e fu ancora più’ preciso,mi disse, infatti che il telescopio fu donato nel 1947 da Edvige Toeplitz a “Don Silvio” il suo ex-professore di Fisica e che il mio professore lo utilizzò, negli anni Cinquanta, quando era studente liceale in seminario.

L’oculare ingranditore per facilitare la lettura

 All’epoca osservavano più’ che altro in primavera e in estate. Era custodito all’esterno, sotto un androne, per poi venire smontato, annualmente,  nelle casse di legno originali.  Erano stati donati anche decine di accessori, (io vidi soltanto un oculare e tutti mi confermarono che degli accessori non c’era più’ traccia.). Don Elio ricordò con molto piacere le osservazioni lunari e planetarie compiute con il telescopio di Donna Toeplitz. Pare che lui e Don Silvio avessero anche costruito un telescopio newton (ora custodito in un altro laboratorio) e che volessero creare un osservatorio in cima al campanile del seminario per la divulgazione dell’astronomia. Contattarono anche un  fabbro di Tradate per la costruzione della cupola. La proposta fu  però bocciata da Monsignor Bernardo Citterio, che preferì  non avere ulteriori visite dall’esterno, relegando così il telescopio di Edvige Toeplitz  a meri usi occasionali.

La catalogazione

Ammetto che la prima caratteristica che io osservai, e forse anche Federico, fu l’obiettivo del telescopio. Centimetro e calibro alla mano, verificammo un diametro di 125 mm e un’apertura focale pari a F/15. Non c’erano riferimenti sulla cella, ma per fortuna era ancora ben evidente un incisione nei pressi del focheggiatore con evidenziato:” La Filotecnica-MILANO”  ”.

Il telescopio e la sua montatura equatoriale con movimenti a orologeria


La Filotecnica Saimoiraghi

Il 25 Novembre del 1801 nacque a Pinerolo, Ignazio Porro, l’inventore del prisma omonimo,  da giovanissimo intraprese la carriera militare dove fece un rapido avanzamento di carriera grazie alla sua genialità: a soli 24 anni, infatti, era già capitano del Genio ed aveva realizzato, il tacheometro, uno strumento in grado di  compiere con precisione i rilievi topografici..
 Dopo una breve esperienza con l’apertura di due piccoli  laboratori, fondò a Milano, nel 1865, la Filotecnica. Oltre  a produrre questi strumenti per la geodesia, inaugurò una scuola  di ottica e un nuovo laboratorio per la creazione degli strumenti di misurazione. Un suo allievo, Angelo Salmoiraghi, entrò in azienda nel 1870 e la rilevò due anni prima della morte del suo maestro, che avvenne nel 1875.

L’obiettivo necessiterebbe di una bella pulizia

Grazie all’inventiva di Salmoiraghi la piccola officina si  trasformò rapidamente in una grande impresa produttrice di strumenti ottici e di precisione.

Nel suo catalogo, infatti, erano presenti anche alcuni telescopi rifrattori equatoriali da 380 a 110 millimetri di diametro.

Una pagina del catalogo Filotecnica (collezione Marco Bensi e Giuliano Tallone)

Dopo aver confrontato alcuni cataloghi d’epoca, appurai, finalmente, che il telescopio installato nella specola di Villa Toeplitz a Varese, era e un rifrattore acromatico a lungo fuoco “Filotecnica Salmoiraghi” da 125 mm di diametro aperto a F/15 (?) come visibile in questa pagina del Catalogo  Riassuntivo della ditta “La Filotecnica” Ing.A Salmoiraghi & C ” fornita gentilmente da Marco Bensi, restauratore e collezionista di strumenti d’ottici d’epoca .

Un’altra pagina dello stupendo catalogo di Marco Bensi

Questo telescopio è importante da un punto di vista storico, non solo perché di produzione italiana, ma anche perché non esistono moti strumenti astronomici marchiati Filotecnica.
 Un rifrattore simile è di proprietà del noto collezionista di telescopi d’epoca Massimiliano Lattanzi che ne ha restaurato un esemplare, alcuni anni or sono. Potete vedere le varie fasi del suo minuzioso lavoro, alla seguente  pagina: http://www.refractorland.org/instruments/Salmoiraghi.htm

L’amico Federico Caro posa, soddisfatto, vicino al telescopio di Donna Toeplitz

Il  costo. Comprensivo di sei oculari, era di 5000 lire (presumibilmente senza montatura) dato che lo stipendio medio di un operario era di 350 lire, si trattava senz’altro di un bell’investimento, senza contare i soldi proferiti per l’acquisto della montatura e di altre accessori.
Per fortuna alla famiglia Toeplitz non mancava di certo il  denaro.

Piergiovanni Salimbeni osserva, finalmente, nel telescopio di “Donna Edvige”


Ho apprezzato molto i particolari di questo strumento dai pregiati movimenti ad orologeria, al tubo in legno di noce, dalle  manopole godronate, ai meccanismi in ottone, sino ai piccoli ingranditori (in argento!) per visualizzare senza fatica i cerchi graduati. Una breve analisi, purtroppo diurna, mi ha anche portato  a ritenere, che questo  Filotecnica fosse un obbiettivo definito C-e , ossia perfettamente acromatico   nel rosso-verde, ma che non mancava di evidenziare  un alone azzurro intorno a Marte. Gli appassionati di Schiaparelli, ricorderanno, infatti,  che l’amato astronomo era solito utilizzare un filtro rosso per eliminare il problema.
 Il telescopio Di Edvige era stato costruito nella stesso periodo in cui era ben conosciute le gesta del famoso planetologo di Savigliano e di Percival Lowell . Esisteva, infatti, una vera e propria moda di costruire i telescopi ottimizzati per l’osservazione di Marte.

Ringrazio tantissimo la disponibilità del Seminario di Venegono per avermi anche concesso di accedere alla loro meravigliosa biblioteca
Ringrazio tantissimo la disponibilità del Seminario di Venegono per avermi anche concesso di accedere alla loro meravigliosa biblioteca


Spero di poter osservare anche io, prima o poi, il “pianeta rosso”, con questo strumento che come visibile nelle fotografie, seppur sia ben conservato,  necessiterebbe almeno di una corretta pulizia del doppietto acromatico che ha mostrato ugualmente una buona nitidezza dei particolari diurni inquadrati.

 

Presumo che donna Edvige Toeplitz lo acquisto’ negli anni Trenta, dato  che analizzando la documentazione presente nel ricco archivio storico di Varese (grazie anche alla pazienza e collaborazione dell’archivista Mario Bianchi)  ho trovato il progetto della Soc.An .Luig Grandi (foto) datata 1924, dove si può notare l’assenza della cupola che sarà poi costruita sopra la torre quadrata ..


Ho rintracciato, inoltre, una ulteriore conferma della relazione amichevole fra Emilio Bianchi e Edvige Toeplitz nel suo libro”Visioni Orientali” (Io possi

Lo stupendo parco di villa Toeplitz

edo un edizione del 1930 edita dalla Mondadori) dove a pagina 46, cita espressamente: “dall’illustre mio amico astronomo Professor Emilio Bianchi”.

Il mio sogno?

Beh, senz’altro far restaurare il telescopio, riuscire a portarlo nuovamente nella Specola che andrebbe finemente restaurata, creare un piccolo museo dedicato a Donna Toeplitz e un’associazione per organizzare eventi culturali e astronomici.

Chi volesse discutere con me di questo progetto, potrà contattarmi compilando il modulo on-line

 

Rimangono ancora dei misteri da svelare!
La cupola ospitava altri strumenti?
Chi l’ha costruita?
Cosa si nota al minuto 1.14 di un noto film italiano degli anni Sessanta, ambientato nella Villa?
Lo saprete nella seconda parte di questo articolo.

 

Ringraziamenti
Anche se molti editori non comprendono il lavoro che c’è dietro un “semplice articolo” tantissimo tempo e anche un po’ di denaro  è stato speso per la sua stesura , anche grazie al supporto, alla pazienza e alla competenza di queste persone, che ringrazio pubblicamente:

Paolo Monti, Massimiliano Lattanzi di http://refractorland.org/ e Giuliano Talloni , collezionisti ed esperti di telescopi astronomici vintage
Don Natale Castelli e Don Adriano Sandri del Seminario di Venegono Inferiore
Luisa Beatrice Negri, scrittrice e giornalista
Chiara Cattaneo e Luca Buzzi dell’Oss. Astronomico Campo dei Fiori di Varese
Luca Molinari, prof. di Fisica
Marco Castiglioni del Museo Castiglioni di Varese
Carlos Ferrario e Rita Brilli , nipote e figlia del giardiniere di Villa Toeplitz
Marco Bensi, storico della Filotecnica
Guido Montanari dell’Archivio Storico e curatore del Patrim. Archivistico della Banca Commerciale Italiana
Mario Bianchi dell’archivio storico di Varese
Marco Catalani e Pagano Oriana di LuxOttica
Dott.Ferruccio  Maruca
Don Elio Gentili