di Raffaello Braga
Seben è un noto marchio tedesco di prodotti ottici e fotografici importati dall’Estremo Oriente. Fino a poco tempo fa l’azienda aveva un sito web e anche un negozio fisico, ora entrambi chiusi, ma molti prodotti Seben – presumo le rimanenze di magazzino – sono ancora reperibili tramite altri canali online (Amazon, ebay, Astroshop, ecc.). Si tratta per lo più di oggetti di basso costo – piccoli telescopi, oculari, microscopi, adattatori per fotografia, ecc. – di quelli che tipicamente finiscono nelle mani dei principianti o dei ragazzini. Anche se il marchio Seben non rientra tra quelli più considerati dagli astrofili esperti nondimeno offre alcuni accessori degni di nota. Personalmente, ad esempio, ho provato diversi oculari Seben sia del tipo WA (CA 70°) sia del tipo Flat Field trovandoli più che adeguati, soprattutto in relazione al costo davvero esiguo, e paragonabili ai prodotti similari venduti sotto brands differenti.
Recentemente mi sono imbattuto nello zoom Seben 8 – 24 mm (da non confondersi con il 7.5 – 22.5, molto meno performante) che mi ha lasciato un’ottima impressione.
COSTRUZIONE
L’oculare sembra di buona fattura meccanica. Il peso è di 207 grammi e il barilotto possiede una comoda e alta impugnatura gommata. Il meccanismo di variazione della focale presenta due stop agli estremi (8 e 24 mm) ma nessuno intermedio, pertanto bisogna accontentarsi di posizionare l’indice a freccia in corrispondenza dei numeri che indicano le focali intermedie (12 – 18 mm). Lo scorrimento è però molto regolare e non presenta punti di ineguale resistenza. Agitando l’oculare si avverte il “rattling” che è comune a molti zoom di produzione cinese o taiwanese e che non è necessariamente indice di un assemblaggio scadente poiché l’ho rilevato anche in zoom di ottima fattura molto più costosi del Seben.
Il barilotto inferiore, da 31.8 mm, possiede la filettatura standard per i filtri, mentre l’estremità superiore è dotata di paraluce in gomma necessario per posizionare l’occhio alla giusta distanza. Rimuovendo il paraluce si scopre un filetto T2 maschio, di solito non presente nella maggior parte degli zoom e che si rivela utilissimo per le riprese fotografiche in proiezione (con reflex) o in afocale (con fotocamere compatte) utilizzando appositi adattatori.
L’oculare ha uno schema ottico a sei lenti, quattro nel gruppo positivo e due in quello mobile negativo. Ciò mi offre l’occasione per precisare che la maggior parte degli oculari zoom – eccetto quelli a grande campo apparente – contiene lo stesso numero di lenti degli oculari ad alta estrazione pupillare a focale fissa, la differenza principale con questi ultimi essendo che la lente di Smith (il doppietto divergente inferiore) può traslare per variare la focale effettiva.
Il trattamento è dichiarato FMC (Fully Multi Coated), i riflessi sulle lenti superiore e inferiore sono di colore verdastro e ricordano i trattamenti analoghi di altri zoom cinesi. La protezione dalle riflessioni interne è buona ma avrebbe potuto essere ottima se fossero stati anneriti anche i bordi di alcuni diaframmi interni e non solo le superfici interne del barilotto.
Su uno dei due esemplari in mio possesso ho misurato col reticolo il diametro del cerchio di Ramsden ottenendo per le focali estreme i valori di 8.2 mm e 24.7 mm, in buon accordo con quelle dichiarate: è probabile che da un esemplare all’altro questi numeri possano mostrare delle piccole variazioni in funzione delle tolleranze meccaniche essendo che le focali dipendono dalla distanza tra i gruppi positivo e negativo. L’ampiezza del campo apparente dichiarato varia tra 60° alla focale minore e 40° alla focale maggiore. Non ho effettuato una verifica precisa, comunque alla focale maggiore il CA risulta leggermente inferiore a quello di un Plössl da 40 mm (che tipicamente è sui 40° – 42°) e alla focale minore leggermente superiore a quello di un oculare ED da 60°.
L’oculare non è parfocale: col rifrattore a f/7 tra le due focali estreme è necessario un aggiustamento del fuoco di 0.8 mm.
PRESTAZIONI
Ho effettuato alcuni test osservando panorami distanti dalla mia casa in montagna e diversi oggetti celesti attraverso un rifrattore apocromatico da 80 mm. Alla focale di 24 mm il diaframma di campo è perfettamente a fuoco e l’immagine si nota per l’ottima definizione al centro, al livello dei miei migliori oculari a focale fissa, inclusi Plössl e ortoscopici di Abbe. A f/7 la nitidezza decade al bordo a causa della curvatura di campo (che ha la convessità verso l’osservatore) e di un po’ di astigmatismo, in definitiva a f/7 la zona di buona definizione si estende per i 4/5 del campo mentre da f/10 in su le immagini sono ben definite fino al bordo.
Non ho notato aberrazione cromatica laterale, ciò che mi ha sorpreso in quanto osservando il diaframma di campo questo appare delimitato da un sottilissimo orlo bluastro. Ma le immagini non hanno mostrato alcun colore spurio nemmeno a ridosso del diaframma.
La distorsione lineare è stata corretta molto bene mentre invece è apparsa evidente l’aberrazione sferica della pupilla d’uscita (“effetto fagiolo”): occorre tenere l’occhio esattamente in una ben precisa posizione e distanza rispetto alla lente superiore altrimenti il minimo spostamento laterale fa sparire le zone periferiche dell’immagine. Questo inconveniente è meno presente – ma mai del tutto soppresso – negli oculari zoom definiti “asferici”.
Alla focale minore (massimo CA) la nitidezza è ancora ottima, la curvatura di campo minima e l’astigmatismo laterale ridotto, tanto che nell’osservazione terrestre si può dire che non vi è degrado dell’immagine nemmeno al bordo. La distorsione lineare invece è maggiormente evidente e può disturbare un po’ nell’osservazione di paesaggi con costruzioni o alberi. Proprio in corrispondenza del diaframma di campo – che appare leggermente sfocato – è presente una lieve aberrazione cromatica laterale.
L’estrazione pupillare è abbondante a tutte le focali e rimuovendo o ripiegando il paraluce è possibile apprezzare tutto il campo visivo anche indossando gli occhiali.
Paragonando lo zoom con un BST Explorer ED da 8 mm ho notato che i due oculari forniscono immagini paragonabili, anzi lo zoom mostra meno aberrazione sferica. Nitidezza e distorsione sono simili in entrambi mentre l’oculare a focale fissa è meglio corretto dall’aberrazione cromatica laterale.
Portando lo zoom a 10 mm e confrontandolo con un Vixen SLV al lantanio, lo zoom Seben mostra un campo apparente leggermente maggiore e una migliore correzione della cromatica laterale, distorsione lineare e nitidezza al centro paragonabili al Vixen mentre la nitidezza al bordo è superiore nell’oculare a focale fissa (CA 50°).
Nello zoom non ho riscontrato dominanti cromatiche particolari, a differenza di altri che virano nettamente al giallo. Buona la soppressione della luce diffusa e delle immagini fantasma, anche se non allo stesso livello di oculari dal costo triplo o quadruplo.
Come detto sopra ho condotto i test con un rifrattore apocromatico a f/7, usando strumenti di rapporto focale maggiore le prestazioni verso il bordo del campo migliorano percettibilmente. Usato su un newton a f/5, tuttavia, le aberrazioni sono ancora contenute e l’oculare risulta comunque utilizzabile anche se il campo utile viene a restringersi un po’.
Nell’osservazione planetaria lo zoom Seben si è comportato bene rispetto ad altri oculari ad elevata estrazione pupillare come i Vixen SLV o i Tecnosky ED, mostrando una nitidezza paragonabile. Ovviamente con oculari più specifici per questo impiego – ad esempio i Plössl Tele Vue – si ottiene un’immagine migliore, più netta e anche più luminosa, ma a meno di non essere dei puristi si tratta di un gain non fondamentale.
Come detto più sopra la scala delle focali non possiede degli “stop” tuttavia è possibile usare questo zoom in coppia su un visore binoculare, è sufficiente portare gli indici dei due oculari il più possibile nella stessa posizione rispetto ai numeri incisi sul barilotto. Del resto ciò è vero anche per gli zoom Tecnosky e Vixen che ho già descritto su questo sito qualche anno fa. I Seben hanno però il vantaggio di essere meno larghi e sono perciò più comodi da usare nel senso che non c’è problema a infilare il naso tra i due barilotti anche per chi ha una distanza interpupillare ridotta. A causa delle tolleranze di fabbricazione – inevitabili su un oculare economico – potrebbe esserci una piccolissima differenza di focale tra un oculare e l’altro a parità di settaggio sulla scala, ma il cervello è di solito in grado di annullarla altrimenti si può raggiungere la condizione ideale a occhio. E’ importante che il visore binoculare possieda la regolazione diottrica su almeno un tubo in modo da compensare eventuali minime differenze nella messa a fuoco a parità di focale.
CONCLUSIONI
Non posso che giudicare positivamente questo oculare che per meno di 70 euro fornisce prestazioni paragonabili, se non superiori, a quelle che ho constatato in oculari zoom più costosi, eccetto ovviamente i migliori sul mercato tipo il Baader o il Tecnosky Aspherics, che si collocano ad un livello decisamente più alto sia come ottica sia come meccanica.
Consiglio questo zoom un po’ per tutte le osservazioni, sia astronomiche sia terrestri, escludendo magari quelle a grande campo visto che alla focale maggiore questo è piuttosto esiguo. Può essere utile in particolare per osservazioni itineranti o pubbliche, per evitare di cambiare continuamente oculare, oppure per confrontare tra loro strumenti di focale diversa, bastando variare i settaggi per ottenere lo stesso ingrandimento.
Essendo un oculare prodotto in grande serie ci potrebbero essere delle variazioni tra un esemplare e l’altro, quindi le impressioni sopra riportate si riferiscono specificamente ai due esemplari in mio possesso.
E’ nato nel 1964 a Milano dove tuttora vive con la moglie Cecilia e la piccola Tecla Elisabetta. Di professione chimico, si interessa da sempre di osservazioni del Sistema Solare, di stelle variabili e di microscopia naturalistica. Appassionato di ottica in generale e di ottica astronomica in particolare, ha scritto svariati articoli e manuali di prove strumentali per alcune riviste del settore con cui collabora dal 1997. Ha inoltre curato le rubriche dedicate all’osservazione delle stelle doppie e della Luna per le riviste l’Astronomia e Coelum. E’ socio dell’Unione Astrofili Italiani (UAI) di cui è stato consigliere e responsabile della Sezione Luna. Attualmente coordina il programma osservativo del pianeta Venere nell’ambito della Sezione Pianeti. E’ membro della British Astronomical Association (BAA), dell’Association of Lunar and Planetary Observers (ALPO), dell’American Association of Variable Star Observers (AAVSO) e dell’American Geophysical Union (AGU).