Oculari Takahashi Abbe

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Oculari Takahashi ABBE
Di Piergiovanni Salimbeni e Raffaello Braga

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Premessa

L’oculare ortoscopico è uno dei progetti ottici che ha goduto e gode di  rilevante longevità: se gli oculari più semplici come gli Huygens e i Ramsden sono oggi caduti quasi completamente in disuso, l’ortoscopico sopravvive,  ancora caparbiamente, nell’era degli oculari grandangolari e ultra grandangolari, nonostante l’imperversare del Plössl in tutte le sue varianti.

L’invenzione di questo schema ottico è attribuita a Moritz Mittenzwey  (1836-1889 ) negli anni ’80 del XIX secolo, quando aggiunse a un tripletto ingranditore di Steinheil una singola lente convergente, dalla parte dell’occhio, in vetro crown. L’oculare così ottenuto regalava un ampio campo corretto (50°) ed una buona estrazione pupillare. In seguito, ma ancora in quegli anni, il fisico tedesco Ernst Abbe (1840-1905), presso la Zeiss, perfezionò l’oculare di Mittenzewey dandogli le caratteristiche (e il nome) che ancora oggi conserva. Rammentiamo che proprio Abbe, nel 1884, insieme ad Otto Schott, Carl Zeiss e Roderich Zeiss, creò il famoso laboratorio Schott & Genossen. Schott è un nome ben conosciuto nel settore dell’astrofilia dato che molti rifrattori di alta qualità sono dotati di elementi nell’ononimo vetro.

L’ortoscopico è composto da 4 lenti disposte in due gruppi, un tripletto di lenti cementate (convergente-divergente-convergente) con funzione di lente di campo che corregge le aberrazioni di una singola lente convergente dalla parte dell’occhio dell’osservatore. La sua principale caratteristica, che è anche il significato del termine “ortoscopico”, è l’assenza di distorsione lineare.

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La distorsione si può manifestare in due modi: come distorsione angolare se gli oggetti inquadrati cambiano forma e dimensione portandoli dal centro verso il bordo del campo e come distorsione lineare se linee rette nel piano focale, ad esempio nell’immagine di un palo o della parete di un edificio, diventano incurvate nell’immagine finale fornita dall’oculare. L’intenzione originaria di Abbe era quella di realizzare un oculare che permettesse la misura degli oggetti al microscopio tramite un reticolo posto nel fuoco dell’oculare stesso: per consentire misure accurate l’immagine del reticolo e dell’oggetto doveva rimanere inalterata per gran parte del campo visivo e occorreva perciò un oculare ben corretto per la distorsione lineare, l’ortoscopico appunto. Questo progetto si è poi rivelato di grande interesse anche per l’osservazione astronomica permettendo di realizzare oculari di elevate prestazioni soprattutto coi rifrattori acromatici che andavano per la maggiore fino agli anni ’80 del secolo scorso.

L’ortoscopico di Abbe – così detto per distinguerlo dal Kellner e dal Plössl, anch’essi a pieno diritto ortoscopici – è caratterizzato da un campo modesto, attorno a 40° – 45° apparenti, ottima correzione dell’aberrazione sferica e cromatica e da un’estrazione pupillare appena inferiore alla lunghezza focale ma comunque superiore a quella del Plössl, ciò che rende l’Abbe preferibile al primo per le osservazioni ad alto ingrandimento con strumenti di focale modesta. L’aberrazione extrassiale prevalente nell’Abbe è l’astigmatismo, introdotto di proposito per contenere la curvatura di campo che altrimenti obbligherebbe l’osservatore a variare la messa a sfuoco spostando la visione dal centro verso la periferia del campo. Anche se la fama dell’ortoscopico di Abbe è legata prevalentemente alle ottime prestazioni con telescopi di rapporto focale elevato, come i rifrattori acromatici classici, i progetti moderni di questo oculare forniscono immagini ben corrette sull’asse ottico anche con telescopi a f/6 e persino f/4. Anche se forse un po’ meno nitido dell’oculare monocentrico – un tripletto cementato basato sul progetto di Steinheil del 1884 e ancora oggi considerato il miglior oculare per l’osservazione planetaria – l’Abbe offre però un campo più corretto e una maggiore versatilità e se dotato di efficaci trattamenti antiriflesso la differenza in asse col monocentrico diventa quasi impercettibile.

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Date queste premesse eravamo quindi molto curiosi di testare la resa ottica dei nuovi prodotti Takahashi. Questi nuovi oculari ortoscopici di Abbe sono disponibili in 6 focali, come visibile nella tabella n.1. Vista l’alta qualità dei prodotti della nota azienda giapponese e la conferma ufficiale che questi nuovi accessori sono stati ottimizzati per lavorare al meglio sia  con i rifrattori della casa che con la barlow Takahashi, abbiamo deciso di testarli avvalendoci di un rifrattore Takahashi FS128 e di una barlow 2x omonima.

 

 

 

Tab.1

Focali Estrazione pupillare Campo di vista apparente.
6mm 4.8mm 44°
9mm 7.5mm 44°
12.5mm 10mm 44°
18mm 15mm 44°
25mm 22mm 44°
32mm 28mm 44°

 

La  loro costruzione è ben curata, simile a quella di soluzioni multi-lente decisamente più costose. Non vi sono parti in plastica, il paraluce  in gomma è ben sagomato e morbido, l’interno del barilotto perfettamente opacizzato. Avvalendoci di un microscopio stereoscopico con venti ingrandimenti non abbiamo notato residui di vernice, graffi o disomogeneità nel trattamento antiriflesso.
Gli oculari da 32mm e da 25mm sono decisamente comodi, la loro ampia estrazione pupillare, consente un eccellente utilizzo ai portatori di occhiali, mentre, scendendo di focale, si dovrà necessariamente abbassare il paraluce gommato per consentire alla lente degli occhiali da vista di avvicinarsi il più possibile alla prima lente del percorso ottico. (lente dell’occhio).

 

Nell’uso invernale si utilNuovo_Orione_2.jpgizzano spesso i guanti o si cambiano gli oculari con le dita fredde, per tale motivo e utile avvalersi di oculari ben bilanciati e con un buon grip. La conformazione di questi oculari prevede nelle focali più alte la presenza di un sistema anti-scivolo che ne garantisce la presa. A partire dal 12.5 mm, invece, gli appassionati apprezzeranno l’ampio scafo ottico che si aggancia al più stretto barilotto e che  consente di sostenere gli oculari in tutta sicurezza.

La spessa gomma del paraluce evita inoltre al viso caldo di appoggiarsi e di appannare la lente, di fatto , è stato uno degli ortoscopici più facili da usare, durante la comparativa invernale che abbiamo attuato.

 

 

Osservando Giove.

Durante il mese di Gennaio,  vi sono state alcune serate contraddistinte da un ottimo seeing che hanno concesso di utilizzare il potere risolutivo del Takahashi FS 128 alla fluorite minerale che, coadiuvato da questi nuovi accessori,  ha fornito delle immagini stupefacenti ed esteticamente impareggiabili.

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Il bersaglio prediletto è stato il pianeta Giove, in opposizione, durante il periodo dei nostri test.

Abbiamo avuto modo di comparare i nuovissimi Takahashi Abbe con altri antagonisti; i classici ortoscopici giapponesi, T-Circle, i Baader  Genuine Ortho e dei pregiati oculari monocentrici TMB SuperMono. Questi accessori sono ormai fuori produzione ma hanno rappresentato per anni alcune fra le migliori soluzioni per gli appassionati della Luna e dei pianeti.

Durante il mese di Gennaio  abbiamo  talvolta beneficiato di un  ottimo seeing che ci ha concesso di analizzare, con calma, la superficie atmosferica di Giove, facendo uso di varie focali da 6mm. (circa 175x).

Osservando con l’oculare T-Circle 6, il pianeta Giove mostrava maggior luce diffusa, rispetto agli altri antagonisti ed una resa più calda. Il Baader Genuine Ortho da 6 mm, era migliore in tale frangente, ma non raggiungeva, secondo la nostra opinione, la resa del Takahashi Abbe da 6 mm che ci è parso fornisse un maggior contenimento della luce diffusa, una tonalità più neutra del pianeta, nonché una superiore nitidezza in asse.

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La prova più interessante, però, l’abbiamo compiuta comparando l’esemplare Takahashi 6 mm con l’oculare monocentrico TMB SuperMono di pari focale, un oculare, che sul mercato dell’usato si riesce ad acquistare a cifre comprese fra i 250 ed i 400 euro.

Grazie alla presenza di sole due passaggi aria-vetro il numero delle riflessioni interne è ridotto al minimo. Per tale motivo, sia le immagini fantasma che i bagliori intorno ai pianeti sono sempre ben corretti. Inoltre, grazie alla presenza di sole tre lenti fornisce delle immagini molto nitide e luminose al centro del campo. Di contro, gli oculari monocentrici, presentano un campo apparente di soli 30° ed un notevole coma ai bordi. Nel corso di questi anni, il monocentrico da 6mm, presente nella nostra piccola dotazione, è stato l’unico a tenere testa ai pregiatissimi Oculare Abbe Zeiss Serie I.

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Sfruttando la presenza della Grande Macchia Rossa e di innumerevoli dettagli atmosferici, abbiamo potuto notare come le differenze di nitidezza fossero realmente minime. Il  TMB monocentrico, ad essere, pignoli pareva mostrare una nitidezza ed una lieve propensione a far apparire il globo tridimensionale. In realtà le differenze erano cosi lievi che ci risultavano spesso invisibili o comparabili. Di contro la percezione dei dettagli era identica, le  protuberanze e le baie, le condensazioni, gli ovali, i festoni che si vedevano nel monocentrico si apprezzavano anche nell’oculare Takahashi.

Siamo rimasti molto impressionati dalla resa dei nuovi oculari Takahashi, dato che hanno saputo tenere testa al formidabile schema monocentrico. Un altro punto a favore degli Abbe Takahashi, oltre al prezzo di acquisto, è stata la minore propensione ad appannarsi, di fatto, il TMB SuperMono ci ha reso la vita alquanto difficile, obbligandoci spesso e volentieri a interrompere la sessione osservativa.

Una rapida analisi stellare ha anche mostrato come l’astigmatismo e il coma siano quasi perfettamente corretti, si nota, unicamente, un piccolo degrado, ai bordi estremi del campo di vista. Nella osservazione della superficie lunare, invece, non si nota alcun degrado dell’immagine.
Grazie all’ottimo trattamento multi-strato antiriflesso e allo schema ottico composto da sole 4 lenti questi oculari hanno fornito delle eccellenti visioni della Nebulosa M42 che pareva scolpita nel buio cielo invernale.

In sintesi. I nuovi oculari Takahashi Abbe ci sono parsi la scelta ideale per gli amanti delle osservazioni lunari e planetarie, possiedono una ottima costruzione, un ottimo contenimento della luce diffusa, una resa neutra ed un’ottima nitidezza. Il prezzo contenuto consente di acquistare tutta la serie al costo di un pregiato oculare a grande campo. Anche gli appassionati del cielo profondo, seppur non possiedano un ampio campo apparente, apprezzeranno la loro capacità di far risaltare i soggetti rispetto al fondo del cielo.

 Prezzi IVA INCLUSA (Marzo 2014)
6 mm, 9 mm, 12.5 mm – 137 Euro (l’uno)
18 mm, 25 mm -151 Euro (l’uno)
32 mm – 200 Euro (l’uno)

Si ringrazia la SKyPoint Srl per aver fornito gli oculari oggetti del test.