Si tratta di un binocolo robusto per impiego naturalistico, impermeabile, riempito d’azoto, in lega di magnesio, è estremamente ergonomico, leggero e molto, molto nitido al centro; ai bordi invece si perde sensibilmente di definizione, più di quanto la foto faccia vedere (quella con il paesaggio di alberi e case, scattata con metodo afocale).Nell’uso generico naturalistico (motivo per il quale l’ho acquistato) uno quasi non se ne accorge, mentre nell’uso astronomico appare in tutta la sua debolezza

.Non penso quindi sia molto adatto ad uso astronomico a meno di avere l’esigenza di un vasto campo (8.8°) al solo scopo di cercare di comprendere più che si può un certo asterismo che serva poi da orientamento e al contempo avere un binocolo per uso generico da portarsi in montagna o al mare.

Il contenimento delle aberrazioni cromatiche è eccellente e non mi risulta monti ne lenti asferiche nè apocromatiche, potrò darvi maggiori informazioni fra breve.

Le pupille d’uscita soffrono di un certo effetto cat’s eye, specie a sinistra, tuttavia l’immagine in cui compare l’intero binocolo accentua oltre il reale il difetto che invece è minimamente accennato a destra e più pronunciato a sinistra e corrispondente alle foto eseguite in linea sul singolo oculare.
Su questo aspetto vorrei aggiungere un mia impressione: di recente Astrotech mi ha sostituito (senza alcuna spesa aggiuntiva e celermente, va detto) un 15×70 con l’11×70, in quanto con il primo non mi trovavo molto bene, mentre con il secondo va decisamente meglio (parere anche condiviso da Astrotech): ebbene su tale binocolo le pupille d’uscite sono perfettamente tonde ma la resa globale è sicuramente inferiore al Vixen; mi rendo conto che due binocoli così diversi non possano essere paragonati, ma il dubbio che ho è fino che punto il difetto del cat’s eye può incidere sulla globale qualità di uno strumento?
Pignatta Piero: visualista puro del cielo profondo, con qualche divagazione di panorami montani e avi-fauna. Osserva solo con il binocolo, strumento che per lui è stata una vera rivelazione; è un fissato dei binocoli Miyauchi sui quali è meglio transigere e non contraddirlo, pena gravi scompensi del suo equilibrio cosmico-esistenziale. Il suo mito è l’ormai introvabile, esaurito, costosissimo 25×141 per il quale potrebbe copiosamente commuoversi al solo sentirlo nominare. Non escludo ne conservi una foto nel portafoglio.