Recensione del rifrattore Tecnosky 154 F/15

 Per i pochi amanti dei rifrattori a lunga focale, Tecnosky ha allestito un telescopio a tre sezioni, dotato di un doppietto acromatico della Barride Optics. Sarà in grado di far appassionare gli astrofili, sempre più amanti dell’astrofotografia?

di Piergiovanni  Salimbeni

 

Ormai lo sapete, mi convertii come Paolo a Damasco dopo aver osservato per la prima volta nello Zeiss AS 150 F/15 dell’amico Federico Caro: nitidezza, contrasto, dettagli quasi inammissibili per un doppietto di sei pollici, ci sarà modo di parlarne, a breve, sempre su Binomania.

Per questo motivo fui molto contento di apprendere che il patron di Tecnosky, Giuliano Monti, aveva intubato in maniera “intelligente” (poi vi spiegherò perché) un doppietto costruito dalla Ningbo Barride Optics Co LTD che ha sede per l’appunto a Ningbo una città della Cina appartenente alla provincia dello Zhejian.

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Grazie alla cortesia di Giuliano ho avuto la possibilità di utilizzarlo sin dal mese di Maggio e per questo motivo, mi sento pronto per citare la mia esperienza sul campo.

Il doppietto acromatico 154 F/15 della Barride Optics
Il doppietto acromatico 154 F/15 della Barride Optics

Ottica

Non c’è poi molto da dire, la Barride è alquanto conosciuta nel settore dei rifrattori acromatici,  in questo periodo nel suo catalogo sono disponibili  dei doppietti  acromatici  da 131 mm di diametro sino a 234 mm.

Come suggeritomi da Francesco Toni esiste, inoltre, la possibilità di ordinare anche altri diametri, come ad esempio  i 252 mm F/ F 7.7  oppure F/5 e i  300 mm F/ 10, lo stesso dicasi per un gigantesco  40 cm  F/12 , quest’ultimo a cifre prossime ai 17.000 dollari.

Il doppietto che è stato intubato è il 154 /2250 di cui v’invito a visitare le caratteristiche tecniche direttamente sul sito del costruttore: https://www.barride-optics.com/html/Astronomical-Telescope_Telescope-Lens_639.html

A una prima analisi il doppietto era in condizioni perfette, pulito, senza graffi, particelle di sporco al suo interno o altri difetti.  Insomma la cura nella costruzione e nel successivo assemblaggio è stata compiuta con attenzione. Ci sono tre spaziatori posti a 120° di distanza l’uno dall’altro e la cella è ovviamente in materiale metallico.

Star test

Lo star test sulla stella Vega ha mostrato poca luce diffusa tra i dischi di diffrazione, ho notato soltanto un poco di aberrazione sferica in extra-focale.

Ben visibile in questa immagine, la doppia sezione del tubo ottico
Ben visibile in questa immagine, la doppia sezione del tubo ottico che si avvita tramite una filettatura


Intubazione

Il lato positivo di questi rifrattori a lunga focale è la possibilità di smontare l’ottica, custodirla in casa, lasciare fuori l’intubazione, magari protetta da un telo molto robusto e da un sacchetto di silica gel, uscire, avvitarla e iniziare a osservare a oltre duecento ingrandimenti senza particolari problemi. In ogni modo questo telescopio è abbastanza leggero da poter essere montato da una sola persona, ritengo che i veri dilemmi insorgano con intubazioni sovradimensionate e con rifrattori dal diametro superiore ai sette pollici.

Sono rimasto, tuttavia, stupito di come il caro amico Francesco Toni riesca a gestire con facilità i sue due leviatani  con diametri superiori ai  venti centimetri , quando ad esempio ci sono astrofili pigri che preferiscono desistere nell’osservare per molte sere l’anno, poiché reputano impegnativo montare un rifrattore da dodici centimetri su una piccola montatura equatoriale.

 L’intubazione di questi strumenti a lungo fuoco deve avvenire con criterio, ci sono spesso problemi di errata scelta dei componenti o errata costruzione  del tubo da cui possono conseguire flessioni o scarsa ambientazione termica.

La Neq6 non basta, a meno di scendere a compromessi
La Neq6 non basta, a meno di scendere a compromessi

Un trucco che mi ha insegnato l’amico Federico Caro che ha esperienza con i lunghi tubi è di poggiare il tubo ottico (doppietto incluso)  su una sedia posta nel mezzo: ruotando il tubo si potrà verificare con e spesso senza l’aiuto della “Cesira”, la presenza di flessioni.

Or bene l’intubazione di Tecnosky, seppur sia a due (o meglio tre sezioni) denota, quando montata, una robustezza più che buona.

Per economizzare il prezzo di vendita dello strumento e per utilizzare componenti già note, mi pare sia stato fatto uso di due tubi ottici a corredo dei classici  rifrattori acromatici 152 /900 a cui è stato aggiunto un ulteriore prolunga dotata  fuocheggiatore. Calcolando anche la presenza di un paraluce di legno, (un po’ pesante) le sezioni da avvitare sono quattro.

L’operazione di montaggio può avvenire anche per mano di una sola persona, anche se è possibile velocizzare l’operazione grazie all’aiuto di un compagno di osservazione. Come già confermato, è fattibile installare anche da soli il tubo ottico sulla montatura.

Il sottoscritto era solito fissare sulla montatura il tubo ottico senza doppietto, bloccare gli assi, infine avvitare il doppietto, il paraluce, inserire il cercatore e gli oculari, bilanciare e osservare.

Ho usato spesso una Sky-Watcher NEq6 ma vi confermo già che essa non è sufficiente, nel mio caso l’assestamento delle vibrazioni era sopportabile grazie all’aiuto del treppiede di legno Berlebach Planet e alla presenza del tappeto erboso.

Consiglio, però vivamente una montatura più robusta, non è neppure necessario acquistarne una ultra moderna, giacché vanno molto bene anche le montature vintage purché siano molto robusto e abbiamo almeno la possibilità di correggere in A.R.

Del resto il tubo è lungo quasi tre metri, tra paraluce e ammennicoli vari e la perfetta sfruttabilità del suo potere risolutivo prevede un perfetto bilanciamento dello strumento e l’assenza di vibrazioni. Superati questi due problemi, il Tecnosky 154 F15 si gestisce veramente con un dito.

 

Pregi e difetti dei “Lunghi Tubi”

Il difetto principale è senza dubbio l’ingombro.
In realtà ci sono anche molti fattori positivi.
Analizziamo due ipotetici rifrattori da 150 mm di diametro, un doppietto aperto a F/5 e uno aperto a F/15 con la stessa qualità ottica, stessa composizione dei vetri, stessa cura nella costruzione della  cella e della intubazione e mettiamoci pure la stessa altezza da terra per scongiurare la micro – turbolenza locale.
Il rifrattore di corta focale avrebbe senz’altro questi pregi:
la compattezza e la possibilità di fornire grandi campi di vista.
Il rifrattore a lunga focale avrebbe meno coma, meno astigmatismo, meno curvatura di campo, meno sferica, possibilità di usare oculari semplici e più economici per correggere le aberrazioni geometriche ai bordi, maggior profondità di fuoco, non necessiterebbe neppur di un focheggiatore ultra-costoso, ci sarebbe poi l’indubbia possibilità di acquistare oculari con focale più lunga e quindi più comodi da utilizzare.

Ci sono altri fattori da considerare ma molto legati, per ora a mere impressioni personali, come una presunta capacità di resistere meglio alla turbolenza e una maggior tridimensionalità di luna e pianeti che però non mi sento ancora di citare come pregi certi ed evidenti.

Luna e pianeti

Non vi parlerò di cielo profondo, mi pare abbastanza scontato che ci siano strumenti sicuramente più adatti.  Del resto per osservare i pianeti, è possibile acquistare dei Newton dedicati o ad esempio dei Maksutov Newton, è indubbio, però, che a parità di diametro, un’ottica non ostruita sia più performante, soprattutto durante l’osservazione di Giove, il gigante gassoso ricco di molti dettagli flebili e di vari colori evanescenti. Purtroppo siamo sempre più’ abituati a vedere immagini gioviane troppo sature e contrastate. come se fossero caratteristiche imprescindibili della fotografia astronomica.
Questo è sintomo di  un completo disinteresse verso l’osservazione visuale dei pianeti, penso che anche per molti astro-fotografi sarebbe utile qualche sessione osservativa per percepire la reale parvenza di tali soggetti celesti. Del resto un fotografo naturalistico non mostrerebbe mai le foto di un pettirosso viola, giusto? 🙂

Come prima impressione ho osservato ben poco residuo cromatico, direi quasi impercettibile, anche se un 154 F/15 non è totalmente corretto per quest’aberrazione.

Il Takahashi FS128 sembra un rifrattore da 80 mm, quando comparato al Tecnosky 154 F/15
Il Takahashi FS128 sembra un rifrattore da 80 mm, quando comparato al Tecnosky 154 F/15

 

L’immagine era notevolmente nitida e quasi paragonabile al mio esemplare di Takahashi FS128 che però mostrava un po’ più di contrasto (neri più neri) ma anche una minor attitudine nel mettere a fuoco con estrema rapidità.
I dettagli lunari erano innumerevoli e potrebbero anche entusiasmare e impegnare un astrofilo per tutta la sua vita osservativa, da vari craterini in Plato, non i soliti quattro, sino a decine di rime e centinaia di micro-crateri spesso rintracciabili solo grazie all’aiuto di atlanti lunari di qualità.

Durante le sere in cui ho comparato il Takahashi FS128 F/8 alla fluorite minerale, con il Tecnosky con ottica Barride 154 F/15,  ho mai notato percepibili differenze nella visibilità della turbolenza focale, in entrambi ammiravo circa gli stessi dettagli.

Di contro nel Tecnosky -concentrandomi sulle zone in librazione-  si notava una maggior “sfericità” del bordo lunare, così come a tratti percepivo una maggior tridimensionalità delle immagini di Giove e  di Saturno.

Innumerevoli anche i dettagli gioviani,  soprattutto nella zona equatoriale che quest’anno ha mostrato stupendi festoni ad arco. Ben visibili anche i WOS situati nei pressi della Grande Macchia Rossa.

 

Le impressioni di Federico Caro

Federico è alquanto modesto, tuttavia pochi come lui vantano un parco ottico di tutto rispetto: dallo Zeiss AS 150, sino al Takahashi FS128, passando da uno stupendo D&G 152 F 15 e da un ultra – specializzato DG 127 F /21 denominato ” SuperPlanetary”. “Fede”  osserva solo ed esclusivamente con oculari Zeiss Abbe. Non è, insomma, quello che definisco un  TPT “Teorico Presuntuoso da Tastiera” è in realtà un astrofilo molto preciso, imparziale e con un ottimo “occhio” per ciò che concerne la percezione dei dettagli planetari più flebili o il verificare le differenze nell’osservazione ad alta risoluzione, dipendenti dall’utilizzo di schemi ottici differenti.

Federico Caro, durante la sera della comparativa con il Takahashi FS128
Federico Caro, durante la sera della comparativa con il Takahashi FS128

 

Lascio a lui la parola…

Ho raccolto le mie impressioni su questo strumento durante una osservazione lunare in compagnia di Piergiovanni; il target verso cui ho rivolto la mia attenzione è stato il cratere Piccolomini che, illuminato in luce radente, mostrava al suo interno due picchi appena illuminati nella parte sommitale nonché i terrazzamenti sul pendio interno orientale; rispetto a quanto mostrato dal Takahashi FS128 presente durante l’osservazione, ho riscontrato nel 154 F/15 una nitidezza leggermente inferiore così come un contrasto di buon livello ma comunque inferiore a quello del doppietto alla fluorite. Il dettaglio mi è parso molto buono; a tratti mi sembrava di percepire nei terrazzamenti qualcosa in più nell’ acromatico, tuttavia data l’esiguità della differenza in dettaglio ed il seeing solo discreto, non mi sento di confermare con certezza una maggior risoluzione del 154mm

L’ammontare di aberrazione cromatica era sorprendentemente contenuto e a “naso” inferiore a quello solitamente mostrato dal mio D&G 152 f/15. 

Lo star test ha restituito delle centriche piuttosto regolari eccetto che per un accenno di sottocorrezione visibile in posizione extra focale.

In linea di massima si è dimostrato un valido telescopio per le osservazioni lunari e planetarie.

Federico Caro

 

Conclusioni

Quest’articolo non sarà l’ultimo, ma il primo di una lunga serie, dedicata alle osservazioni visuali di luna e pianeti e ai rifrattori di lunga focale. Come spero abbiate compreso, seppur ci siano schemi ottici più compatti, preformanti (ma anche più costosi) questo rifrattore 154 F/15- ingombro a parte- si è dimostrato un valido compagno di osservazioni visuali e potrebbe anche stupire molti appassionati dotati di telescopi di maggior diametro.

Il prezzo di acquisto pari a 1800 euro (intubazione comprensiva di anelli e cercatore) mi pare abbastanza allineato, dato il costo del doppietto, la qualità del materiale che compone l’intubazione e l’ovvio ricarico commerciale operato da Tecnosky.

Certo, non è uno spotting scope, ma dovete ammettere che ha il suo fascino...
Certo, non è uno spotting scope, ma dovete ammettere che ha il suo fascino…

 

Penso potrebbe essere un telescopio ideale per entrare nel meraviglioso anacronistico, spesso disdegnato, mondo dei “Lunghi tubi” che ostentano, però, un fascino inenarrabile soprattutto quando si ammirano i loro lunghi tubi perdersi nell’oscurità come la prua di un vascello che trafigge le onde burrascose di un mare in tempesta.

Ringraziamenti

Ringrazio Giuliano Monti, patron di Tecnosky per aver fornito il telescopio oggetto di questo test. 

Disclaimer.
Questa recensione è stata pubblicata nel mese di Settembre dell’anno 2019-  Si specifica che le impressioni d’uso sono totalmente personali e date dai tester di Binomania in completa libertà, senza vincolo e rapporto commerciale alcuno e sulla base di esperienza comprovata nell’utilizzo di tali strumenti ottici. Per eventuali informazioni, aggiornamenti e/o variazioni sui prezzi, sulle caratteristiche dello strumento, su i punti vendita autorizzati o altre informazioni in genere, si prega di contattare direttamente  Tecnosky