Oculari Vixen SSW contro TeleVue Nagler T6

di Raffaello Braga

Con un po’ di ritardo dovuto al loro inguaribile tradizionalismo, anche i giapponesi sembrano ora interessarsi maggiormente agli oculari ultragrandangolari. Archiviata la serie degli oculari LVW (AF 65°) che hanno conosciuto un buon successo e il favore di tanti utilizzatori, Vixen ha sfornato di recente la serie degli SSW, con ben 83° di campo apparente. Con questa scelta la Casa giapponese affronta quel settore di mercato in cui finora hanno dominato i Tele Vue Nagler, e in effetti, come vedremo, le due serie di oculari sono davvero molto simili. Ritengo tuttavia che questa scelta di Vixen sia motivata soprattutto dal desiderio di sostituire nel proprio catalogo gli LVW con qualcosa di più moderno e di maggiori prestazioni piuttosto che dalla velleità di infastidire un brand che gode di una reputazione e di una posizione troppo ben consolidate per temere concorrenti. Il prezzo di vendita degli SSW, inoltre, dimostra un certo coraggio da parte di Vixen nel non voler tenere in alcuna considerazione i concorrenti cinesi “mass  market”, i cui UWA hanno invaso il mercato sotto i marchi più disparati e ad un costo nettamente inferiore.

I nuovi Vixen SSW nelle focali di 3.5, 5, 7, 10 e 14 mm

Grazie a Skypoint ho avuto in prestito una serie completa di Vixen SSW da confrontare con un certo numero di Nagler tipo 6 di focale identica o molto vicina, che sarebbero pertanto i più diretti concorrenti collocandosi nella stessa fascia di mercato.

Per quanto concerne i Nagler, Tele Vue aggiunge sul suo sito web qualche dettaglio ulteriore come il diametro e il posizionamento del field stop che Vixen invece non dichiara. Ma essendo tutti questi oculari costituiti da un gruppo ottico negativo (verso l’obiettivo) e uno positivo (lato osservatore) è evidente che il field stop viene a trovarsi tra i due. Vixen non fornisce dettagli sullo schema ottico a parte il numero di lenti e gruppi e la precisazione di avere impiegato vetri al lantanio a bassa dispersione, mentre Tele Vue si limita a dichiarare che i Nagler tipo 6 ricalcano essenzialmente lo schema Nagler classico con ovvie differenze costruttive permesse anche in questo caso dall’adozione di vetri speciali.

I TeleVue Nagler T6 usati per confronto

CRITERI DEL TEST

Nel seguito i risultati delle prove saranno riassunti classificando le prestazioni degli oculari con un punteggio di questo tipo:

  • -1 se l’aberrazione specificata è molto evidente e, a mio avviso, non è stata adeguatamente corretta, o se la caratteristica costruttiva in esame o la prestazione sono risultate carenti.
  • 0 se l’esito della prova è accettabile
  • +1 se il giudizio è decisamente positivo

Il punteggio si intende naturalmente in relazione allo strumento impiegato per i test e alle legittime aspettative dell’utilizzatore, aspettative che si basano sia sul prezzo di vendita degli oculari sia sulle promesse dei costruttori, e in questo senso il punteggio deve essere interpretato: un punteggio “-1” su un oculare di alte prestazioni come quelli che descrivo qui diventerebbe probabilmente un “+1” su un oculare di pretese più modeste…

Non ho voluto usare punteggi più estesi di quello sopra o giudizi qualitativi perché ciò implicherebbe l’adozione di standard di riferimento che mi sembra difficile, se non impossibile, stabilire in maniera oggettiva. Le due serie di oculari sono poi apparse molto omogenee tra le varie focali quanto a prestazioni, quindi nella maggior parte dei casi il punteggio non discriminerà tra i singoli oculari, tranne quando necessario.

COSTRUZIONE

I Vixen SSW hanno un design molto accattivante, decisamente più dei Nagler che invece ripropongono il Tele Vue style ormai noto e arcinoto. Ogni focale SSW è caratterizzata da due bande colorate in alluminio anodizzato – alta quella superiore e sottile quella inferiore – tra le quali si trova una banda gommata nera che assicura un’ottima presa ed è sagomata in modo tale da prevenire il rotolamento accidentale dell’oculare, contrariamente ai Nagler coi quali bisogna invece fare attenzione.

Il paraluce è di tipo twist-up, simile a quello degli oculari SLV, e si solleva per 8 mm. I Nagler non possiedono una caratteristica analoga ma solo un semplice e basso paraluce in gomma. A essere sincero che ci sia o no il paraluce mi lascia del tutto indifferente perché non ne faccio alcun uso, ma ci sono astrofili per i quali invece questa caratteristica riveste ben altra importanza e quindi mi sembra giusto riferirne.

Guardando in tutti gli oculari, sia nella visione diurna che in quella notturna, il field stop appare perfettamente focalizzato e nitido e senza alcuna irregolarità. Questi oculari, ho notato, non hanno fortunatamente la tendenza ad evidenziare l’eventuale polvere depositata sulla lente inferiore.

 I pesi sono riportati nella seguente tabella

Per quanto riguarda le dimensioni delle focali estreme delle due serie (le altre si collocano in posizioni intermedie) abbiamo:

Passiamo ai coatings. L’efficienza e l’appropriatezza dei trattamenti si può giudicare qualitativamente per mezzo di un semplice test suggerito dal noto progettista e costruttore Roland Christen:

“The test for a really good coating is to set it outside in the shade with the eye end up so that light from the sky can flood the optics. The other end should have a black end cap attached. Look straight down into the eyepiece to see how much of the light is coming back out at you. This is the light that is reflected back from the various coated surfaces, light that should have gone through and be absorbed by the black end cap. The darker the optics look, the more light gets through to your eye, and the less is reflected back or scattered. The really bad oculars literally glow with reflected light.”

Effettuando questa prova tutti gli oculari hanno mostrato un coating efficientissimo, il cui colore va dal magenta scuro al verde secondo l’angolazione della luce e secondo che si guardi la lente superiore o quella inferiore, soprattutto nei Nagler. Ciò significa che il trattamento è stato calibrato dai costruttori sul tipo di vetro invece di essere “spennellato” indifferentemente su tutte le lenti come si osserva in certi oculari cinesi. I riflessi sulla lente superiore degli SSW sono apparsi comunque un po’ meno pronunciati rispetto ai Nagler.

La lenti superiori dei due oculari di focale maggiore (ma sono identiche in tutti). Si noti che quella degli SSW è significativamente più grande di quella dei Nagler.
I gruppi ottici inferiori delle due focali “lunghe”. Si noti la differenza nei colori del trattamento antiriflesso rispetto alle lenti superiori.

Illuminando l’interno degli oculari con un LED non ho notato in nessuno riflessi interni di alcun genere, come invece mi era capitato coi Vixen SLV.

L’estremità inferiore dei barilotti è filettata per i filtri, ma solo negli SSW la filettatura è stata annerita. In tutti c’è la solita e inutile scanalatura di “sicurezza” ma questa è stata raccordata in modo tale da non costituire un intralcio nel momento in cui si cambia oculare e in modo da garantire una presa solida coi portaoculari più in voga: ho provato i Baader Click-Lock, il Tecnosky autocentrante, qualche TS e GSO senza riscontrare problemi di sorta.

I Nagler hanno il barilotto inferiore più lungo degli SSW. Il gruppo ottico negativo si trova perciò più in basso e questo contribuisce a spiegare perché i Nagler hanno il fuoco più esterno rispetto agli SSW.

Il punteggio per quanto riguarda la realizzazione è dunque il seguente:

  • SSW: +1
  • NAGLER: 0

PROVA PRATICA

Per quanto riguarda gli SSW, Vixen dichiara espressamente “all the SSW eyepieces are designed for telescopes with a focal ratio as short as f/4”, quindi per rendere la prova non troppo severa ho condotto i miei test con un newton a f/5, benché alla fine la prova sia stata severa ugualmente come si vedrà dai risultati. Giudichi il lettore la convenienza o meno di usare questi oculari anche a f/4. Dunque cominciamo con la…

…DISTORSIONE LINEARE E ANGOLARE

Per valutare la distorsione lineare ho usato, oltre al newton, due rifrattori, un f/5 apocromatico e un f/6 acromatico, entrambi doppietti aplanatici senza correttori, puntando diversi soggetti terrestri.  Tutti gli oculari hanno mostrato una forte distorsione lineare a cuscinetto appena fuori dal centro del campo visivo. Questo fatto non va però considerato negativamente, vuol dire semplicemente che questi sono oculari per l’osservazione astronomica piuttosto che per quella terrestre, tutto qui. Facendo panning su un campo stellare la distorsione lineare risulta comunque percepibile, tuttavia nell’uso coi telescopi ordinari, coi quali ci si sofferma a contemplare un panorama statico, non è un inconveniente serio.

Tutt’altro discorso per la distorsione angolare. Questa si evidenzia portando un pianeta o un cratere lunare verso il bordo del campo visivo: se c’è distorsione angolare il disco o il contorno del cratere si stirano percettibilmente, e gli ammassi aperti risultano deformati. Tutti gli oculari sono risultati ben corretti in considerazione del grande campo apparente, ma non del tutto in prossimità del bordo, in particolare i Vixen. Per curiosità – visto il gap di costo – ho voluto fare un paragone con i Baader Hyperion, i quali nonostante il campo inferiore (68°) mostrano invece una distorsione angolare notevole: si tratta di ottimi oculari, come ho già avuto modo di scrivere, ma l’esperienza dimostra che andrebbero usati con strumenti meno critici di quelli usati per il test.

 ASTIGMATISMO

Assieme alla distorsione e alla curvatura di campo, l’astigmatismo è l’aberrazione geometrica extrassiale dominante in quasi tutti gli oculari, essendo la coma quasi sempre ben corretta e comunque di solito trascurabile rispetto a quella dell’ottica principale. Quasi tutti gli oculari esaminati si sono comportati assai bene anche se i Nagler sono risultati un po’ meglio corretti ma comunque anche Vixen ha fatto un ottimo lavoro: tra i tanti oculari che ho esaminato in vita mia in questi UWA l’astigmatismo è stato davvero ben controllato. Peccato per il 14 mm SSW, il cui astigmatismo è invece abbastanza evidente.

 ABERRAZIONE CROMATICA LATERALE

Questa è l’aberrazione su cui casca inesorabilmente la stragrande maggioranza degli oculari (non solo i grandangolari) e anche quelli qui esaminati non ne sono risultati immuni. Al centro del campo entrambe le serie hanno dato immagini perfettamente “pulite” che iniziavano però a mostrare un accenno di colore a partire da metà della distanza tra centro e bordo del campo. In nessun caso, tuttavia, ho trovato questo colore fastidioso in quanto diventava davvero evidente proprio a ridosso del bordo. Tra le due serie ancora una volta i Nagler sono risultati meglio corretti, non di tantissimo ma comunque in maniera percettibile.

Per quanto riguarda le rpestazioni fuori asse possiamo assegnare il seguente punteggio:

ABERRAZIONE SFERICA DELLA PUPILLA D’USCITA

Altrimenti detta “kidney-bean effect” consiste nella comparsa di un’ombra a forma di rene o di fagiolo quando si sposta l’occhio dalla posizione ottimale ed è dovuta al fatto che i fasci ottici in uscita dall’oculare formano un’immagine della pupilla d’entrata affetta da sottocorrezione, e in alcune posizioni la pupilla dell’occhio intercetta una parte di questo fascio aberrato generando un’ombra. Il problema è particolarmente fastidioso quando la pupilla d’uscita è più grande della pupilla dell’occhio, ma comunque non ho notato questo problema in nessuno degli oculari testati.

Simile all’effetto di cui sopra (con cui viene spesso confuso) ma di origine in parte diversa è il cosiddetto effetto di parallasse, cioé la scomparsa parziale o totale del campo visivo dell’oculare a causa di un difetto di coincidenza tra la pupilla dell’occhio e la pupilla d’uscita. Si nota soprattutto in condizioni di forte illuminazione come quelle che si hanno osservando la Luna o il Sole oppure un panorama diurno. Con gli SSW ne ho notato appena un accenno. La valutazione è dunque:

  • SSW: +1
  • NAGLER: +1

LUCE DIFFUSA E IMMAGINI FANTASMA

Su Coelum n. 35 (anno 2000) avevo riferito della prova comparativa tra i Vixen LVW e i Pentax XL, ed era risultato evidente quanto sia difficile controllare la luce diffusa e le immagini fantasma negli oculari con molte lenti, anche quelli di qualità più elevata. Ma evidentemene sedici anni non passano invano, e sia i Nagler che gli SSW sono risultati molto ben protetti da questi due fastidiosi disturbi. Ho trovato un po’ sotto la media solo le focali di 5 e 13 mm (Nagler) e 3.5 e 14 mm (SSW), comunque accettabili anche da questo punto di vista.

ESTRAZIONE PUPILLARE

Entrambe le serie di oculari possiedono un’estrazione pupillare insufficiente ad osservare tutto il campo visivo indossando gli occhiali, un’esigenza che può presentarsi quando si è astigmatici e si osserva a pupille d’uscita superiori ai 3 o 4 mm. Già da parecchi anni Tele Vue ha messo a punto un dispositivo, il Dioptrx, che serve soprattutto a compensare l’astigmatismo dell’occhio umano e che permette di fare a meno degli occhiali durante l’osservazione. I Nagler sono compatibili con questo aggiuntivo ottico, che vale la pena di considerare se si è fortemente astigmatici.

Ma anche senza occhiali i Nagler mostrano con difficoltà il bordo del campo se non si ruota l’occhio e lo si sposta leggermente dall’asse ottico, soprattutto nell’osservazione della Luna, e talvolta così facendo si finisce per strisciare le ciglia contro la lente superiore e incassare il paraluce nell’orbita dell’occhio. Quel millimetro in più di estrazione pupillare negli SSW (ma ho il sospetto che sia anche maggiore di 1 mm) fa invece la differenza, tanto che l’osservazione di ampi campi stellari e della Luna risulta, coi Vixen, decisamente più panoramica e appagante che coi Nagler. Da questi ultimi, francamente, mi aspettavo di più, ma ho il sospetto che l’E.P. sia stata un po’ sacrificata per correggere meglio la sferica della pupilla d’uscita.

Sia nei Nagler che negli SSW non ho notato cadute di luce al bordo del campo. La valutazione complessiva è la seguente:

  • SSW: +1
  • NAGLER: -1

CURVATURA DI CAMPO

La superficie focale dei newton (anzi, della maggior parte degli schemi ottici fondamentali) è curva verso l’obiettivo (inward curving). Per quanto riguarda l’oculare, se è del tipo positivo ha una superficie focale sua propria situata in corrispondenza del field stop (per semplicità consideriamo una superficie focale media tra quella tangenziale e quella sagittale oppure la superficie di Petzval con astigmatismo nullo) e la curvatura risultante che percepisce l’osservatore dipende da come questa superficie si adatta o non si adatta a quella dell’obiettivo.

Negli oculari con un gruppo ottico negativo che viene a trovarsi prima del fuoco del sistema composto, questo gruppo interviene a modificare la superficie focale originaria dell’obiettivo di solito diminuendone la curvatura o cambiandone il segno, in misura che dipende dagli intenti del progettista; lo scopo è quello di adattarne il più possibile la forma a quella del gruppo positivo che segue: è questo, in parole povere, il principio dell’oculare di Nagler (anche se Al Nagler non è stato il primo ad arrivarci).

L’osservatore può compensare, almeno in parte, la curvatura di campo sfruttando il potere di accomodamento dell’occhio, che varia con l’età. Un ventenne, ad esempio, ha un potere di accomodamento che può arrivare a 12 diottrie e non avrà quindi grande difficoltà ad accomodare la visione, quasi inconsciamente, spostando lo sguardo dal centro al bordo del campo, o viceversa, anche in un sistema che mostri una certa curvatura. A 50 anni, invece, il potere di accomodamento si riduce a sole 2 o 3 diottrie e di conseguenza è ridotta anche la capacità di compensare la curvatura. In ogni caso anche per un giovane risulta difficile accomodare più di tre diottrie continuativamente durante l’osservazione senza farsi venire il mal di testa – è l’accomodamento richiesto, ad esempio, da un oculare di Erfle usato con un telescopio a f/5 o f/6 – e quindi i progettisti cercano il più possibile di correggere la curvatura anche a spese di introdurre un certo astigmatismo.

Premesso ciò tutti gli oculari esaminati sono risultati ottimamente corretti per la curvatura di campo di un newton a f/5 e il potere di accomodamento del sottoscritto – presumo vicino alle due diottrie di cui si diceva più sopra – curvatura che si manifestava proprio solo al bordo come una sfocatura leggerissima, tra l’altro non facile da cogliere perché in quella posizione dominavano la coma dell’ottica principale e l’astigmatismo extrassiale. Da questo punto di vista, perciò, tutti promossi:

  • SSW: +1
  • NAGLER: +1

FOCALIZZAZIONE

Questo parametro – che non dipende solo dalla profondità di fuoco dell’obiettivo – è l’unico rispetto al quale le due serie di oculari risultano marcatamente differenti.

Per prima cosa occorre dire che coi Nagler il punto di fuoco si trova un po’ più facilmente mentre con i Vixen il raggiungimento del fuoco è un pochino più critico e nell’arrivarci aiuta parecchio, a f/5, la demoltiplica del fuocheggiatore; ciò è probabilmente dovuto al modo in cui lavora il gruppo ottico inferiore, che nei Nagler, da quello che ho visto, dovrebbe avere una focale (negativa) significativamente diversa da quella degli SSW, ma non essendo noti i dettagli dei due progetti per poterli confrontare tra loro non si può dire di più. In ogni caso, una volta raggiunta una corretta focalizzazione, la nitidezza delle immagini è ottima in entrambe le serie e senza apprezzabili differenze.

Oltre a quanto sopra, passando dai Nagler agli SSW occorre far rientrare il fuocheggiatore di ben 7 mm, e viceversa nel passaggio opposto. 7 mm possono sembrare pochi a chi è abituato ai rifrattori o ai catadiottrici, ma per chi usa i newton visuali – tipicamente i dobson – che hanno poco backfocus, quei 7 millimetri possono avere una certa importanza. Al contrario, nel mio newton che è del tipo cosiddetto “fotografico” e ha perciò il fuoco molto esterno, ho avuto il problema opposto: la corsa del fuocheggiatore non era cioé sufficiente per raggiungere il fuoco coi Nagler e ho dovuto usare una prolunga ulteriore in aggiunta a quella di serie – caso unico tra le decine di oculari in mio possesso – mentre non ho avuto alcun problema coi Vixen.

Infine, la parfocalità è conservata in entrambe le serie di oculari, anche se mi è sembrato di notare che gli oculari da 7 mm di focale a scendere richiedessero un piccolissimo aggiustamento del fuoco rispetto a quelli di focale superiore.

A queste caratteristiche non ritengo di dover assegnare un punteggio specifico.

Nessun problema per l’utilizzo degli SSW e dei Nagler coi visori binoculari. La forma del barilotto inferiore permette un serraggio preciso e senza inclinazioni garantendo una collimazione perfetta.

DOMINANTI CROMATICHE

La tonalità impartita dagli oculari agli oggetti osservati è argomento di infinite discussioni. Essa dipende soprattutto (ma non solo) dai trattamenti antiriflesso dei vetri, trattamenti che possono essere i più disparati come si può vedere prendendo una dozzina di oculari a caso e confrontandoli alla luce del giorno.

Messi di fronte a una superficie perfettamente bianca e uniformemente illuminata, ho confrontato gli SSW e i Nagler con i Takahashi Abbe. Questi ultimi restituivano un bianco quasi puro, simile a quello della superficie di confronto (ma comunque non identico); gli SSW ci andavano molto vicino mentre attraverso i Nagler si osservava un lieve viraggio verso una tonalità più calda. C’è da dire che poi, osservando Giove, non è che questa cosa fosse evidente senza andare apposta a cercarla, nel senso che la differenza di tonalità tra Nagler e SSW era davvero difficile da percepire, mentre solo quella coi Taka Abbe si notava un po’ di più.

Al contrario di tanti “puristi”, personalmente non ho nulla contro gli oculari “caldi” e comunque in questo caso siamo lontani anni luce da quei prodotti cinesi che fanno vedere la Luna color nocciola. Certamente chi osserva coi riflettori puri ha tutto l’interesse a non usare oculari che impartiscano delle dominanti di colore, qualunque esse siano, mentre secondo me chi usa i rifrattori, che siano acromatici o apocromatici, può trarre vantaggio dall’uso di oculari che determinano un lieve viraggio verso il giallo. In questo caso direi che i Nagler sarebbero da preferire. In definitiva direi che entrambe le serie non alterano pesantemente i colori e hanno quindi superato bene la prova, ma è giusto assegnare ai Vixen un punteggio superiore.

  • SSW: +1
  • NAGLER: 0

CONCLUSIONI

Il punteggio finale, sommando gli esiti di tutte le prove, è riportato nella tabella che segue.

Come si può vedere il punteggio risulta complessivamente favorevole agli SSW rispetto ai Nagler T6, ma questo risultato deve necessariamente essere interpretato. Abbiamo infatti visto che se ci limitiamo a considerare le aberrazioni fuori asse i Nagler possiedono una correzione maggiore degli SSW; se questo è l’aspetto che interessa maggiormente in un oculare grandangolare allora tra le due serie la scelta è ovvia. Ma potrebbero esserci osservatori maggiormente interessati ad altri aspetti, ad esempio la comodità di utilizzo o la fedeltà cromatica e allora il giudizio su quale serie preferire potrebbe essere differente.

La conclusione che ne traggo io personalmente, e che non ho la pretesa di generalizzare, è che un oculare UWA deve innanzitutto e soprattutto permettere di osservare comodamente tutto il campo visivo – a che serve, se no ? – offrendo una visione il più possibile panoramica e riposante e al contempo un accettabile compromesso tra l’esigenza di comodità e la correzione delle aberrazioni residue, perché, comunque, tutto non si può avere. Senza nulla togliere ai Nagler T6 – ottimi oculari sotto tutti i punti di vista – a me sembra che nei Vixen SSW questo compromesso sia stato raggiunto in modo più soddisfacente e pertanto tra le due serie esaminate la mia preferenza va, senza incertezze, a questi ultimi.

Per concludere, un paio di considerazioni.

Di solito le aberrazioni geometriche fuori asse degli oculari migliorano “chiudendo” il cono di luce con una lente di Barlow, tuttavia in questo caso non se ne sente affatto il bisogno visto che tutti gli oculari sono già di per sé ben corretti. Tra l’altro i Nagler vignettano anche con le Barlow a lunga focale e gli SSW, che invece conservano tutto il campo fino al bordo con qualunque Barlow, si ritrovano però con la pupilla d’uscita in una posizione così scomoda che non si capisce più dove bisogna tenere l’occhio, dunque è meglio fare a meno di aggiuntivi ottici che non siano strettamente necessari. Per quanto riguarda infine l’impiego nell’osservazione ad alta risoluzione, non ho trovato macroscopiche differenze tra i Nagler e gli SSW da una parte e i Takahashi Abbe dall’altra, a parte quella lieve differenza di tonalità cromatica di cui si diceva sopra. Volendo ci sarebbero le differenze microscopiche, quelle su cui i puristi dell’immagine si intrattengono volentieri in interminabili quanto sterili discussioni, ma mi sembra inutile stare a riferirne, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che less glass is more… Quello che conta è che questi grandangolari sono anche degli ottimi – più che ottimi – oculari per osservare la Luna, i pianeti e le stelle doppie con qualunque telescopio.