Nel lontano 1930 l’astronomo Bernard Schmidt (1879-1935), comprese che era possibile migliorare i telescopi a riflessione utilizzando, nel centro di curvatura dello specchio principale, una lente asferica in grado di eliminare l’aberrazione sferica dello specchio principale introducendone una di segno opposto. Nacque cosi il telescopio di Schmidt, che pur rappresentando un ottimo compromesso fra compattezza e prestazioni in ambito fotografico, presentava il delicato problema della lavorazione della lamina asferica.
Negli anni quaranta il russo D.D Maksutov e distintamente l’olandese Bouwers ed il nostro Colacevich dell’Osservatorio d’Arcetri, capirono che era possibile surrogare la superficie asferica con una lente che fungesse da menisco concavo e concentrico allo specchio che, se ben progettato, sarebbe stato oltre che acromatico anche capace di introdurre a sua volta un’aberrazione sferica in grado di annullare quella indotta dallo specchio. Attraverso questo nuovo progetto ottico era possibile conseguire gli stessi risultati della lente asferica di Schmidt ma con un procedimento più semplice e con una miglior compattezza, giacché era anche possibile situare il menisco più vicino al fuoco, in antitesi a quanto concesso dallo schema del signor Bernard.
Era cosi nato il sistema Maksutov. In seguito, nel 1957, Jonh Gregory, sostituì lo specchio secondario convesso alluminando la parte centrale del menisco dando origine al sistema Maksutov-Cassegrain anche detto Maksutov-Gregory, uno schema ancor oggi attuale e utilizzato da quasi tutte le aziende costruttrici, tranne l’americana Questar, che predilige alluminare la parte esterna del correttore.
Questa recensione verterà proprio su un Maksutov Cassegrain di 127 mm di diametro e 1500 mm di focale: lo Skywatcher 127 MC.
PRIME IMPRESSIONI
Una prima analisi visuale ha reso evidente come la qualità costruttiva dei prodotti cinesi sia migliorata: il tubo ottico, quasi totalmente privo di parti di plastica, è ben verniciato. La messa a fuoco, che avviene tramite un pomello simile a quelli della nuova serie di Schmidt Cassegrain Celestron si avvale dello spostamento dello specchio primario, il portaoculari dal diametro di 31.8 mm è dotato di due viti per il bloccaggio degli oculari e dell’ormai onnipresente raccordo T2 (M42x0.75) per l’astrofotografia. Il cercatore 6×30 mm possiede una slitta molto lunga di ben dieci centimetri che evita al volto dell’osservatore di venire in contatto con il tubo ottico durante la ricerca degli oggetti celesti. Per quanto riguarda l’allineamento con il telescopio vi sono le classiche tre viti la più piccola delle quali possiede una vite con ritorno a molla che consente di spostare lestamente il cercatore per una celere collimazione.
Lo specchio primario dello “SW 127” è collimabile attraverso tre coppie di viti che permettono l’inclinazione dello specchio. Non è attuabile invece la regolazione dell’inclinazione del menisco correttore, che sfoggia una gradevole tinta verde-smeraldo dovuta al trattamento antiriflesso.
L’ostruzione centrale è pari a circa il 29% del diametro dell’obbiettivo, purtroppo amplificato sino a 32% dalle dimensioni del paraluce. L’interno dello scafo, nero anodizzato, è liscio, mentre il paraluce del primario possiede una minuta trama di diaframmi.
STAR TEST
Le aberrazioni presenti in un telescopio non devono essere considerate dei meri difetti strumentali bensì fattori intrinseci al progetto e in gran parte ineliminabili. Alle aberrazioni si sommano inoltre tutte quelle alterazioni che derivano dall’assemblaggio delle ottiche, dai materiali impiegati per vetri e specchi, dall’accuratezza di lavorazione ecc.
Lo star test è quindi utile sia per verificare il grado di contenimento delle aberrazioni ottenuto dai progettisti sia la bontà di realizzazione del telescopio nel suo complesso.
In una serata contraddistinta da un buon seeing ho analizzato l’immagine di diffrazione fornita dallo “SW 127”, di alcune fra le stelle autunnali più luminose.
Era presente una leggera sottocorrezione ed un accentuato rinforzo del primo anello.
Non sono apparse tensioni dell’ottica, mentre v’era una leggera differenza d’intensità negli anelli di diffrazione dovuta presumibilmente ad alcuni errori zonali avvenuti in fase di lavorazione ottica. Del resto stiamo pur sempre parlando di uno strumento economico.
Una cosa che mi ha piacevolmente sorpreso, soprattutto paragonando lo SW 127 ad un Meade ETX utilizzato come confronto, è stato il minimo focus shift, sintomo di una migliore progettazione del sistema di traslazione dello specchio, almeno nell’esemplare a mia disposizione. Questo difetto, però, si è prospettato in maniera lieve quando, durante gli star hopping, muovevo il tubo ottico spostandolo rapidamente verso lo zenith e poi mettendo a fuoco. Con una nuova collimazione del primario la situazione è migliorata ma non si è del tutto risolta.
Montatura equatoriale EQ3.2
Prima di analizzare le prestazioni ottiche dello strumento spendoo qualche parola per la montatura equatoriale a corredo.
Si tratta dell’erede della classica EQ3, evoluzione della Vixen New Polaris. Le innovazioni si evidenziano oltre che nella migliore cura delle parti che la compongono, nel nuovo treppiede grigio scuro anodizzato, estensibile per oltre un metro, nella barra contrappesi dotata di un kit di pesi scorrevoli e nella possibilità di utilizzare i motori oltre che in ascensione retta anche in declinazione. I blocchi dell’asse in A.R. ed in declinazione sono sottodimensionati rispetto ad una Vixen Great Polaris, ma efficienti per strumenti dal peso simile a quello dello SW 127. La montatura è dotata di serie di un discreto cannocchiale polare che permette un rapido stazionamento dello strumento. L’attacco è inoltre compatibile con le montature Vixen Super e New Polaris, mentre la barra che collega il Maksutov Cassegrain alla montatura possiede i fori filettati nell’identica posizione delle montature appena citate, risultando così del tutto compatibile.
Non ho potuto verificare la precisione dell’inseguimento della montatura giacché il telescopio fornito per il test era privo della motorizzazione. Lo smorzamento delle vibrazioni a duecento ingrandimenti con il tubo ottico da 150 mm è stato di circa tre secondi, anche se questo valore dipende molto dalla cedevolezza e dalla consistenza della superficie d’appoggio. Mi pare, comunque, un buon risultato, paragonabile alle montature equatoriali dalle medesime caratteristiche.
Osservazione di Luna e Pianeti
Durante la prima settimana del mese di novembre, ho puntato l’ottica verso la superficie lunare appurando, con gli oculari a corredo, il discreto contenimento delle luci parassite ed il buon contrasto fornito dal Maksutov Cassegrain della Sky Watcher.
Sono rimasto piacevolmente sorpreso dalle prestazioni visuali fornite in questo genere d’osservazione meglio di ciò che astrattamente ponderavo basandomi sul mero prezzo d’acquisto.
Il 5 novembre del 2003, complice un buon seeing, ho osservato le montagne centrali, alte 1200 metri, del cratere Gassendi, alcune strutture collinari e due micro-crateri; le rime che intersecano il suo plateau erano però invisibili. Si palesava molto bene, invece, la rima Mersenius.
All’interno del cratere Clavius, ho poi osservato, oltre ai cinque craterini principali, anche altre strutture che non erano percettibili nel rifrattore acromatico di 100 mm di diametro utilizzato come confronto.
I riflessi e le immagini fantasma, erano presenti ma non fastidiosi. Questo problema trae origine, non solo da un’insufficiente opacizzazione e diaframmatura ma anche dall’insieme telescopio-oculare. Di fatto, testandolo con degli ottimi ortoscopici d’Abbe ho rilevato un generico miglioramento nella visione dei dettagli e nel contenimento dei riflessi.
I due oculari Super Ploss in dotazione hanno mostrato oltre ad una evidente aberrazione cromatica laterale anche una scarsa nitidezza, sono consigliabili, però, per le osservazioni in alta risoluzione degli accessori dalla qualità superiore, in grado di far emergere le reali prestazioni dello SW 127.
Dopo una pausa di un paio di settimane, dovuta alle pessime condizioni meteorologiche, la sera del 20 novembre, ho esaminato la luna al suo quarto giorno di fase, notando con piacere, come questo piccolo Maksutov Cassegrain, in serate dal seeing perfetto, sia in grado di tollerare i trecento ingrandimenti, seppur non raggiunga la luminosità offerta da un rifrattore Ed da 100mm di diametro. In questo modo ho potuto apprezzare la proiezione delle ombre dei domi nei pressi del cratere Gambart e la cinta craterica costellata da micro-strutture all’interno del cratere Posidonius. Definirei l’immagine sufficientemente contrastata, nulla a che vedere con quella offerta da un rifrattore apocromatico, ma senz’altro eccellente in rapporto al suo prezzo d’acquisto.
Anche il pianeta Saturno ha mostrato molti dettagli fra i quali la divisione di Cassini, il minor albedo della atmosfera nei pressi dei poli ed alcuni particolari nella zona equatoriale. Un ormai lontano Marte mi offriva, invece, solo vaghi dettagli di ciò che ha concesso agli osservatori durante l’opposizione estiva.
Durante le fredde sere di novembre ho costatato come lo strumento richieda un periodo d’acclimatamento alla temperatura esterna d’almeno un’ora, fattore non direttamente proporzionale all’apertura del suo obiettivo bensì allo scafo ottico che lo ospita. Invero, in queste condizioni climatiche, provando ad osservare la luna ed i pianeti dopo pochi minuti dalla messa in stazione le immagini sono sempre risultate instabili, similmente a quelle ottenute con telescopi dal diametro ben superiore. HOdiminuito di poco il periodo d’ambientamento, posizionando il tubo ottico verso la parte del portaoculari privo di copri-tappo, concedendo così all’aria calda una più lesta fuoriuscita.
Potendo usufruire di un telescopio Newton dal medesimo diametro ho deciso di confrontare lo Sky Watcher nell’osservazione degli oggetti del cielo profondo.
Pur apprezzando nello SW 127, la puntiformità nella visione degli ammassi stellari, come ad esempio M 35 nei Gemelli e il doppio ammasso di Perseo, mi è parsa solo discreta la visione delle galassie o degli ammassi stellari aperti dove il Newton mi ha sempre fornito delle immagini più luminose.
Il Maksutov Cassegrain ha però primeggiato nella visione delle stelle doppie dove abbiamo sdoppiato con molta facilità e a soli cento ingrandimenti la compagna sbilanciata di Rigel e la famosa doppia Epsylon Lirae.
In questo genere d’osservazioni, seeing permettendo, con questo piccolo maksutov cassegrain si possono sfruttare anche i quattrocento ingrandimenti.
In definitiva, consiglio questo piccolo Maksutov Cassegrain ai neofiti desiderosi di ammirare gli innumerevoli dettagli della superficie lunare e i particolari più caratteristici dei pianeti del sistema solare e che, saltuariamente, non disdegnano di ammirare anche gli oggetti del cielo profondo.
Disclaimer. Questa recensione è stata pubblicata il 16 Aprile del 2002 . Si specifica che le impressioni d’uso sono totalmente personali e date dai tester di Astrotest in completa libertà, senza vincolo e rapporto commerciale alcuno e sulla base di esperienza comprovata nell’utilizzo di tali strumenti ottici. Astrotest non vende telescopi. Per tale motivo, per eventuali informazioni, aggiornamenti e/o variazioni sui prezzi, su i punti vendita autorizzati o altre informazioni in genere, si prega di contattare direttamente il distributore ufficiale ,Auriga Srl, premendo sul banner.
Piergiovanni Salimbeni è un giornalista indipendente iscritto all’Albo Professionale dei Giornalisti della Lombardia. Si è laureato presso l’Università Statale di Milano con una tesi riguardante : ” I danni da inquinamento elettromagnetico e il caso Radio Vaticana”. E’ responsabile dei siti web: www.binomania.it e www.termicienotturni.it. Pubblica video recensioni sul suo canale YouTube. Dal 1997 collabora con mensili e quotidiani nazionali, sempre nei settori di sua competenza: ottica sportiva, astronomica, fotografica, sistemi per la visione notturna e termica, geologia lunare. Coltiva da sempre la passione per la scrittura, nel 2020 ha esordito con pseudonimo con un editore classico, mentre nel 2022 ha pubblicato su Amazon il suo secondo romanzo “Il Purificatore”, disponibile anche in formato e-book. Nel tempo libero leggi molti libri, pratica tiro sportivo a lunga distanza, fototrappolaggio, digiscoping, fotografia di paesaggio.