Newton TS Photon 150 mm f/5

Anche se l’offerta di strumenti astronomici è oggi diversificata come non lo è mai stata in passato, il riflettore newton continua a occupare una fetta non trascurabile del mercato astronomico. Se fino a quarant’anni fa il newtoniano equatoriale era il telescopio standard degli astrofili più esperti, oggi tra i visualisti predomina il dobson mentre l’equatoriale trova impiego soprattutto in campo astrofotografico o nell’alta risoluzione, visuale o fotografica, oltre che come primo telescopio per i neofiti.

Nel corso della mia vita di astrofilo ho sempre avuto almeno un newton nel mio armamentario, talvolta anche di diametro ragguardevole, e sempre in configurazione equatoriale essendo che non mi piacciono i dobson e riservo le montature altazimutali esclusivamente alle osservazioni terrestri coi rifrattori.

Ultimamente mi sono imbarcato in un progetto di fotometria e mi serviva un piccolo newton per avviare gli esperimenti in attesa di capire meglio quale strumento avrebbe fatto al caso mio. Non volendo spendere molto per un tubo soltanto provvisorio ho preso uno Skywatcher 150 mm f/5 PDS che però mi ha lasciato insoddisfatto. L’ho sostituito allora con un TS Photon, stesso diametro e focale, che è l’oggetto di questo test e che ho potuto confrontare col suddetto Skywatcher.

La linea dei Photon di Teleskop-Service è costituita da parecchi tubi newton che utilizzano in parte componenti ottici e meccanici GSO (Guan Sheng Optical, Taiwan, http://www.gs-telescope.com/contact.asp) variamente riassemblati e riconfigurati. Il 150 mm è il più piccolo ed è disponibile in tre taglie f/4, f/5 e f/6, la prima di vocazione esclusivamente astrofotografica, la seconda un po’ più universale e la terza più votata all’alta risoluzione.

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Ho posseduto entrambe le versioni f/5 ed f/6 nella configurazione originale GSO (tubo bianco) e posso dire che si trattava di ottiche che non avrebbero sfigurato di fronte alle migliori realizzazioni artigianali, tutt’altro. La meccanica purtroppo non era (non è) all’altezza ma è lo scotto che si paga quando si vuole risparmiare; per fortuna il newton è un telescopio di costruzione molto semplice che si presta ad essere facilmente ottimizzato e migliorato dall’utilizzatore.

Il TS ha quasi le stesse caratteristiche del corrispondente GSO venduto col tubo di colore bianco, vale a dire:

  • diametro utile dello specchio primario: 148 mm
  • focale nominale: 750 mm (f/5)
  • asse minore del secondario: 63 mm
  • ostruzione sul diametro: 0.42
  • collimazione del primario e del secondario col solito sistema GSO (vedi oltre)
  • fuocheggiatore Crayford da 2 pollici non demoltiplicato
  • cercatore 6×30
  • prolunga da 2 pollici
  • anelli

OTA E SPECCHI

Rispetto ai GSO originali il TS ha una bella finitura col tubo di colore uniforme nero lucido e le estremità e gli anelli di un colore rosso-violaceo. La verniciatura del tubo è apparsa molto ben realizzata in tutte le parti e non ho riscontrato imperfezioni, mentre quella delle parti rosse è molto delicata e tende a scrostarsi in corrispondenza delle giunture di serraggio degli anelli. L’interno del tubo possiede un’opacizzazione standard e più che sufficiente. Gli anelli che servono a collegare il tubo alla barra standard sono larghi e robusti ma un po’ troppo stretti, il tubo va letteralmente incastrato dentro gli anelli tanto che resta bloccato anche senza stringerli e occorre perciò un certo sforzo per fare ruotare il tubo e portare l’oculare nella posizione più comoda per l’osservazione. Ho provato a sostituire il vellutino originario presente sulla superficie interna degli anelli, un po’ troppo spesso, con uno più sottile, ma non sono riuscito a risolvere completamente il problema.

Il tubo ottico, molto ben rifinito. Solo la vernice delle estremità e degli anelli è apparsa un po’ delicata.

Il tubo viene fornito con uno scarsissimo cercatore 6×30 che non sono riuscito a mettere a fuoco né con gli occhiali né senza essendo la corsa della filettatura dell’obiettivo insufficiente.

Il fuocheggiatore è un Crayford senza demoltiplica con 34 mm di corsa dotato di viti per la regolazione della resistenza allo scorrimento del tubo mobile e di blocco dello stesso, serraggio ad anello e riduttore da 2 pollici a 31.8 mm. E’ certamente meno raffinato del corrispondente Skywatcher, che possiede un’ottima demoltiplica ed è fornito di viti di collimazione; di contro è molto robusto – l’ho caricato con 1.6 Kg di torretta + coppia di oculari Baader Hyperion e non ha fatto una piega – e il tubo mobile è nero sia all’interno sia all’esterno mentre quello dello Skywatcher esternamente riflette la luce e di conseguenza va annerito.

Il fuocheggiatore è un buon Crayford, robusto e che non tende a scivolare fuori posizione. Purtroppo manca della demoltiplica ragione per cui sarebbe bene sostituirlo nel caso si volesse impiegare il tubo in astrofotografia.

Essendo il backfocus (dall’estremità del portaoculari da 2 pollici completamente rientrato) di ben 80 mm è impossibile mettere a fuoco con qualunque oculare senza una prolunga da 50 mm. Il tubo ottico mi è stato fornito con una da 35 mm che però in diversi casi è insufficiente. L’aspetto positivo è che non ci sono problemi a raggiungere il fuoco con le fotocamere reflex e c’è abbastanza margine per poter usare i correttori di coma standard. Per quanto riguarda i visori binoculari ho usato senza difficoltà una Baader Maxbright con correttore da 2.6x – persino eccessivo e che richiede a rimozione della prolunga – e con una TeleVue Powermate 2.5x e ci si riesce anche con una Barlow 2x avvitandone il solo gruppo ottico al naso della torretta. Col correttore Baader 1.7x (in realtà un 1.4 – 1.5x) non si riesce a raggiungere il fuoco ma manca davvero pochissimo, forse ci si potrebbe riuscire (ma non ho provato) installando un fuocheggiatore a basso profilo.

Le razze della crociera del secondario hanno uno spessore di 1 mm e il sistema di aggancio al tubo è il solito di questi strumenti, col sistema di viti radiali che tirano le barre nelle quattro direzioni e permettono la centratura corretta del secondario.

La parte anteriore del tubo, realizzata nel solito modo che caratterizza questi strumenti. Le viti originali a croce per la collimazione del secondario sono state sostituite da tre manopoline contenute nel kit di upgrade dei GSO venduto da TS Italia.

Dopo aver tolto lo specchio primario con la sua cella ho esaminato l’aspetto del secondario guardando dal fuocheggiatore per mezzo del TS Concenter (ausilio che raccomando caldamente) e prendendo qualche misura ho constatato che lo specchio era stato posizionato in modo assolutamente corretto e l’offset era proprio quello giusto. Per esperienza posso affermare che in un telescopio prodotto in grande serie – anche di un certo livello – questa cosa non è sempre scontata. Se l’offset in direzione del fuocheggiatore di solito è realizzato incollando opportunamente il secondario sul suo supporto, quello in direzione dello specchio primario è sovente scorretto per non parlare della posizione laterale. Questo è il motivo per cui sconsiglio sempre ai neofiti assoluti, che non hanno mai usato un telescopio in vita loro, di acquistare un newton: gli errori di montaggio del secondario spesso non vengono riconosciuti nemmeno da astrofili navigati, figuriamoci da un principiante che avrà già i suoi problemi a capire come si collimano gli specchi; eppure è fondamentale saperli correggere altrimenti avremo un telescopio sottoperformante, anche in modo grave.

Lo specchio secondario è incollato su un supporto di forma inconsueta ma funzionale.

Il supporto del secondario ha una forma diversa dal solito cilindro metallico, non saprei dire se è meglio o peggio. Di certo è una miglioria rispetto ai supporti GSO di qualche anno fa in cui lo specchio era racchiuso da un bordo in materiale plastico e fermato da una clip che bisognava allentare se si voleva evitare l’astigmatismo.

Il secondario ha un asse minore di 63 mm, ciò garantisce un campo di piena luce sufficiente a sfruttare il formato APS-C. Di contro l’ostruzione lineare diviene sensibile, ma del resto per chi vuole un telescopio più universale c’è la versione a f/6 col secondario di 45 mm (0.3).

Sullo specchio primario ho misurato un diametro utile di 148 mm, esattamente come nello Skywatcher PDS 150. Lo specchio, dotato di una superficie riflettente uniforme e di marker circolare al centro, è trattenuto nella sua sede da tre clip fissate con coppie di viti serrate a morte in fabbrica (come lo erano quelle dello Skywatcher) immagino per trattenere saldamente lo specchio in sede durante il trasporto. La prima cosa da fare, pertanto, è sfilare la cella dello specchio (basta svitare le manopoline larghe poste sulla culatta e tirare via la cella afferrando quelle più strette e lunghe, facendo attenzione a non perdere le molle di collimazione) e allentare le viti delle clip con un cacciavite a croce, altrimenti, soprattutto nella stagione fredda, il sig. Astigmatismo e la sig.ra Ottica Tensionata verranno a osservare con noi e saranno una presenza tutt’altro che gradita. L’operazione è semplicissima e bisogna allentare quel tanto che basta a far sì che lo specchio sia libero di spostarsi lateralmente per quanto permesso dal bordo della cella (una frazione di millimetro).

Lo specchio primario, trattenuto nella cella dalle clip. Le viti di queste erano troppo serrate e generavano astigmatismo, è bene perciò allentarle e lasciare allo specchio un minimo gioco laterale. Il diametro della superficie alluminata è di 148 mm.

COLLIMAZIONE

La collimazione del primario avviene con tre viti “push” che spingono su molle infilate in altrettante viti solidali col tubo, e tre viti “pull” filettate sulla cella e che servono a bloccarla nella posizione raggiunta con le prime dato che premono contro il tubo. La cella viene quindi sorretta e fissata al tubo direttamente tramite le manopoline che premono sulle molle. Ciò significa che è possibile perdere la collimazione semplicemente per gravità se le molle di spinta non offrono abbastanza resistenza per mantenere la cella all’inclinazione raggiunta. Purtroppo è ciò che puntualmente accade, anche nei diametri superiori di questi GSO. In definitiva la collimazione è estremamente instabile e tutte le volte che si punta il tubo verso una zona diversa del cielo occorre ricollimare il primario, ciò che non accade, ad esempio, nello Skywatcher 150 PDS.

La parte posteriore della cella del primario. Le viti più grandi sono quelle che servono per collimare, le piccole per fermare lo specchio nella posizione raggiunta. Le sei viti si possono sostituire con quelle presenti nel kit di upgrade, meglio manovrabili anche al buio, ma ciò non comporta alcun vantaggio se non si sostituiscono anche le molle che però vanno cercate sul mercato perché quelle presenti nel kit non vanno bene.

Ci sono due modi possibili di ovviare al problema. Uno consiste nel dotarsi del collimatore REEGO e ogni volta che il tubo è stato mosso infilare il collimatore nel portaoculari e ricollimare. L’operazione è velocissima, non costringe a cercare una stella di collimazione (il REEGO è sufficiente) e non presenta alcuna difficoltà.

L’altro modo consiste nel sostituire le molle di spinta cercandone altre con la stessa lunghezza e lo stesso diametro ma che offrano maggiore resistenza. TS Italia offre dei kit di sostituzione delle viti e delle molle originali GSO ma questi non vanno bene per il 150, le molle sono troppo lunghe e troppo larghe e vanno a interferire con lo specchio. Anche quelle vendute da TS Germania non vanno bene, la lunghezza sarebbe giusta ma il diametro è eccessivo. Ne ho allora trovate delle altre su ebay, le ho tagliate della lunghezza appropriata e ottenuto una collimazione più stabile anche se non proprio “rock steady”. Il secondario, invece, ha dimostrato di rimanere facilmente al suo posto a meno che il tubo non venga scosso con una certa violenza.

PROVA SUL CIELO

Una volta acclimatato – in inverno ci vuole un’ora abbondante se lo si porta fuori da un ambiente riscaldato – il TS Photon ha evidenziato allo star test un’ottica veramente di ottimo livello, ben lucidata, con aberrazione sferica molto contenuta e assenza di bordo ribattuto. Un bel risultato davvero per un’ottica industriale di basso costo, ho personalmente esaminato specchi artigianali decisamente peggiori di questo. Col freddo può manifestarsi un minimo di astigmatismo, forse attribuibile al secondario, ma che risulta del tutto ininfluente. La qualità degli specchi si è palesata nella regolarità delle immagini di diffrazione delle stelle doppie e multiple che ho osservato con questo tubo ottico, molto nitide – oserei dire “belle” pur non trattandosi di un rifrattore – e con poca luce diffusa nonostante l’ostruzione elevata.

Sempre per saggiare la qualità dell’ottica ho osservato Marte, Giove e Saturno nel cielo della sera tra fine ottobre e inizio novembre 2020, e sono rimasto profondamente colpito dalle prestazioni del TS Photon in confronto a quelle dello Skywatcher. Nel TS, usando il visore Baader Maxbright, i tre pianeti erano una meraviglia, contrastati e ricchi di dettagli, soprattutto Giove che evidenziava la complessa struttura della EZ, ricca di attività, e della SEB. Saturno mostrava la Cassini per tutto lo sviluppo dell’anello, tre bande sul disco, la regione polare scura, l’ombra del globo sull’anello e l’anello C, tutti con un ottimo contrasto. Su Marte si osservavano senza difficoltà parecchi dettagli e sfumature facilmente identificabili sulle mappe UAI. Anche la visione della Luna mi è piaciuta molto, i piccoli craterini ad alone scuro all’interno di Alphonsus, ad esempio, erano chiaramente discernibili e l’interno di Copernicus mostrava una folla di microdettagli. Bella e contrastata anche la visione di Plato e dei suoi craterini interni.

Il tubo ottico si presta ad essere impiegato senza difficoltà coi visori binoculari. Nella foto il Baader Maxbright I è usato col correttore più forte (2.6x), la prolunga non è necessaria ma il tubo mobile va estratto quasi per intero per poter mettere a fuoco con una coppia di Plossl da 32 mm.

Di contro, nello Skywatcher 150 le immagini planetarie erano meno contrastate, con Giove particolarmente pallido tanto che tra questo tubo e il mio rifrattore Celestron XLT 100 ED , anche questo usato per confronto, c’era una differenza nettissima a vantaggio del rifrattore e non spiegabile solo in termini di ostruzione o di sensibilità al seeing. Meglio Saturno, più simile nei due tubi mentre non ho potuto effettuare il confronto osservando Marte. Lo star test del 150 PDS evidenziava una sferica un po’ più accentuata rispetto al TS/GSO e un’ottica non altrettanto ben lucidata. Da notare che avendo un secondario di 50 mm – quindi un’ostruzione di 0.33 contro lo 0.42 del TS – lo Skywatcher avrebbe dovuto mostrare immagini migliori, ciò che non è avvenuto a dimostrazione del fatto che in alta risoluzione dopo l’esperienza dell’osservatore quello che conta di più è la qualità delle ottiche. Ovviamente sulla base di un singolo confronto non si può decretare che il GSO sia in generale migliore del Synta, essendo che la qualità di questi strumenti prodotti in grande serie è soggetta a una certa variabilità; in ogni caso la meccanica dello Skywatcher è decisamente superiore a quella del GSO.

Bella anche l’osservazione del Sole con filtro Astrosolar ASTF a piena apertura, in condizioni di seeing buono la fotosfera mostra facilmente tutti i dettagli visibili in luce bianca e la granulazione solare si nota per l’alto contrasto soprattutto in abbinamento a un filtro Baader Continuum.

CONCLUSIONI

Il TS Photon è un piccolo newton che farà felici gli astrofotografi – una volta provvisto di correttore della coma – ma che può dare molte soddisfazioni anche soltanto per l’osservazione visuale. Dal punto di vista ottico credo sia difficile trovare qualcosa di meglio a quel prezzo, mentre meccanicamente è uno strumento migliorabile, con poca spesa se ci si limita a rendere più stabile la collimazione, con una spesa maggiore se si desidera anche un fuocheggiatore con demoltiplica. Volendo si può sostituire lo specchio secondario con uno da 50 mm invece di 63, ancora sfruttabile per le osservazioni visuali e che permette di ridurre un po’ l’ostruzione, ma tutto sommato da quello che ho visto non mi sembra necessario. Chi vuole trova il pezzo, completo di supporto identico a quello già montato di serie, nel catalogo TS.

Come accessori ritengo necessario il collimatore REEGO e un cercatore meno spartano di quello in dotazione, mentre come oculari bisogna tenere presente che un f/5 è piuttosto esigente e non va d’accordo con schemi molto semplici.