Oculari VIXEN SLV al lantanio

La maggior parte degli oculari di produzione attuale – tranne gli immarcescibili Plossl  e gli ortoscopici di Abbe – sono caratterizzati da un’estrazione pupillare elevata e dall’impiego di vetri speciali. Gli apripista di questa categoria di oculari sono stati, più di due decenni fa, i Vixen LV al lantanio, caratterizzati da una pupilla alta che li rendeva particolarmente appetibili a chi per osservare doveva necessariamente indossare gli occhiali o era semplicemente stufo degli oculari scomodi che andavano per la maggiore all’epoca.

Due “vecchi” Vixen al lantanio, oculari che hanno goduto di una certa popolarità verso la fine degli anni ’90. Sono stati prodotti in due serie, riconoscibili per il differente colore della banda e del coating antiriflesso e anche per alcune differenze nel barilotto. Offrivano prestazioni complessivamente dignitose ma non omogenee all’interno della serie.

Ai vecchi LV sono seguiti gli NLV, caratterizzati da un design più moderno, e a questi gli SLV, prodotti in Cina per il marchio Vixen. Grazie a Skypoint srl ho potuto avere in visione la serie completa degli SLV, che ho provato usando sia strumenti a rifrazione che a riflessione con rapporti focali compresi tra f/5 e f/15. Gli SLV offrono focali da 2.5 mm a 25 mm con valori intermedi abbastanza “classici” di 4, 5, 6, 9, 10, 12, 15 e 20 mm e campo di 50° apparenti.

La serie dei Vixen SLV, dieci focali da 2.5 a 25 mm

COSTRUZIONE

Gli SLV hanno un bel design caratterizzato da un barilotto superiore gommato di colore grigio con un diametro massimo di 48 mm (per tutte le focali) e paraluce twist-up che si solleva di 12 mm. L’indicazione della focale è grande e si legge senza difficoltà con una illuminazione anche minima. Il barilotto inferiore cromato ha un diametro di 31.8 mm, annerito e filettato per i filtri, e per fortuna non possiede l’odiosa e anacronistica scanalatura che caratterizza la stragrande maggioranza degli oculari commerciali; questi Vixen, perciò, sono particolarmente adatti ad essere usati nelle torrette binoculari in quanto non presentano problemi di serraggio imperfetto e conseguente scollimazione. La parte superiore e quella inferiore di ciascun oculare sono raccordate tramite un pezzo in plastica nera.

Pesi e altezze degli oculari sono riportati nella seguente tabella:

I Vixen SLV fanno parte di quei numerosissimi progetti ottici derivati dall’oculare di Erfle con l’aggiunta di un doppietto negativo prima del fuoco che ha la funzione di rendere il campo meno curvo, più tollerabili le aberrazioni extrassiali e aumentare l’estrazione pupillare. Fanno eccezione il 20 e il 25 mm che hanno il fuoco esterno e sono privi della lente di Smith. Il trattamento delle ottiche è apparso a vista molto efficace, con un ottimo abbattimento dei riflessi, mentre l’annerimento interno non mi è sembrato altrettanto ben realizzato, come si vedrà.

Il trattamento antiriflesso degli SLV (a sinistra) appare a vista molto efficace, tuttavia in confronto allo zoom Vixen al lantanio made in Japan (a destra) appare ulteriormente migliorabile.

ORTOSCOPICITA’

Nessuno dei Vixen SLV è risultato totalmente ortoscopico (ma è bene ricordare che quasi tutti gli oculari non lo sono) in quanto tutti sono affetti in varia misura da distorsione lineare, in particolare le focali lunghe (20 – 25 mm) e le più corte (dal 2.5 al 6 mm): in queste la distorsione è assente solo al centro del campo mentre è sensibile sul rimanente. Meglio le focali intermedie, dal 9 al 15 mm, ma in definitiva gli SLV non mi sono sembrati particolarmente adatti all’osservazione terrestre, ciò di cui occorre tenere conto nel momento in cui li si voglia impiegare, ad esempio, coi grandi binocoli a oculari intercambiabili o coi binoscopi. Diverso è il discorso per quanto riguarda l’osservazione astronomica, nella quale è la distorsione angolare che deve essere ben corretta, e qui la serie di oculari si è mostrata decisamente più valida in quasi tutte le focali.

CORREZIONE DELLE ABERRAZIONI GEOMETRICHE E CROMATICHE

Ho eseguito un esame della centrica di Altair osservata attraverso tutti gli oculari della serie, impiegando un rifrattore aplanatico a f/7, rapporto focale intermedio tra quelli più diffusi in commercio. Non ho usato rapporti focali maggiori perché altrimenti il test sarebbe risultato poco significativo: occorre infatti considerare che questi oculari, essendo quasi tutti provvisti di una lente di Smith, dovrebbero offrire prestazioni più elevate rispetto agli schemi ottici classici, i quali danno il meglio di sé (con qualche notevole eccezione come gli ortoscopici Zeiss e Takahashi) soltanto con strumenti relativamente chiusi.

Gli esiti della prova sono riassunti qui sotto (AST = astigmatismo extrassiale, CC = curvatura di campo rispetto al rifrattore impiegato, CL = cromatica laterale valutata al bordo del campo)

25 mm: CL assente, CC assente, AST evidente da metà della distanza tra centro e bordo campo e si accentua al bordo

20 mm: CL quasi assente, AST evidente da metà della distanza tra centro e bordo campo e si accentua al bordo, CC quasi assente

15 mm: CL assente, lieve AST al bordo, CC minima

12 mm: CL assente, lieve AST al bordo, CC minima

10 mm: CL assente, lieve AST al bordo, CC minima

9 mm: lieve CL, AST e CC minimi

6 mm: CL appena percettibile al bordo, sensibile AST, CC assente

5 mm: minima CL, minimo AST, CC quasi impercettibile

4 mm: CL assente, minimo AST, CC quasi impercettibile

2.5 mm: minima CL, lieve AST, no CC

Si tratta di risultati più che dignitosi, migliori di quelli di altri oculari di produzione cinese e di schema similare nella stessa fascia di mercato. Occorre però considerare che gli SLV hanno solo 50° di campo, relativamente facili da correggere, mentre la maggior parte dei competitors ne ha 60, ciò che rende più difficile raggiungere una correzione soddisfacente in particolare della cromatica laterale. Tra gli SLV si distinguono per demerito il 6, il 20 e il 25 mm i quali hanno evidenziato un astigmatismo extrassiale che anche un osservatore distratto non può non notare.

Provando per curiosità gli oculari con un newton a f/5 ho ottenuto quasi gli stessi risultati, ma in questo caso al bordo del campo si notava anche la coma dovuta all’ottica principale. Interponendo una Barlow 2x di lunga focale le aberrazioni degli oculari venivano in pratica “lavate via”, lasciando solo nel 6 mm un residuo di astigmatismo e nel 25 mm una lieve vignettatura. Anche per questi schemi vale dunque la solita, vecchia legge che vuole le aberrazioni tanto meno evidenti quanto più alto è il rapporto focale (rapporto focale equivalente, in questo caso, visto che si è interposta una Barlow) salvo che tali aberrazioni non vengano introdotte dalla Barlow stessa.

Tutta la serie è risultata quasi perfettamente parfocale e l’estrazione pupillare perfettamente adeguata all’uso con gli occhiali.

SULLA LUNA

Viste le premesse del test sulle aberrazioni geometriche mi aspettavo da questi oculari prestazioni almeno buone, se non ottime, nell’osservazione della Luna; invece, purtroppo, diverse focali di SLV hanno evidenziato un certo numero di difetti. Vediamo un po’ cosa è successo attingendo direttamente dal mio quaderno delle osservazioni nel quale ho riportato anche alcuni confronti con altri oculari in mio possesso, di volta in volta specificati. Le osservazioni sono state fatte col rifrattore a f/7, seeing molto buono e Luna un paio di giorni dopo il primo quarto. Mi sono concentrato sul contrasto e sulla forma dei dettagli lunari andando dal centro verso il bordo del campo, in pratica sull’estensione del campo corretto, oltre che sulla presenza di luce diffusa, riflessi e immagini fantasma.

Alcuni oculari usati a scopo comparativo per questo test

25 mm: distorsione angolare ben corretta, niente luce diffusa o immagini fantasma (una, invece, nel Planetary ED 25 mm).  A parità di distanza dall’asse ottico la correzione è migliore rispetto a un vecchio ortoscopico Celestron “circle-T” da 25 mm, in cui l’immagine “cede” prima di arrivare al field stop.

20 mm: come il 25

15 mm: distorsione angolare minima, quasi assente, ottima incisione dell’immagine, no luce diffusa, no immagini fantasma ma è presente qualche riflesso interno.

12 mm: buona incisione d’immagine, no luce diffusa, no immagini fantasma ma è presente un riflesso interno sul barilotto, non ben opacizzato. Un po’ di distorsione angolare. Il Takahashi Abbe da 12.5 mm è però superiore sia come incisione d’immagine sia come abbattimento della luce diffusa e dei riflessi.

10 mm: come il 15 mm (vedi sopra) e meglio di un Plossl cinese da 10 mm, che risulta meno corretto a f/7 a parità di distanza dal centro. Abbastanza simile al Meade RG Ortho da 10.5 mm.

9 mm: come il 15 (vedi sopra) e meglio di un ortoscopico Kasai da 9 mm (prima serie, marchiata Celestron) a parità di distanza dall’asse ottico.

6 mm: forte distorsione angolare con “effetto scodella”, la superficie lunare appare cioè come se fosse dipinta sul fondo di una tazza. Immagine extrassiale abbastanza degradata, con qualche riflesso interno e un po’ di luce diffusa. Al confronto, un OR Vixen da 6 mm (anno 1983) è incomparabilmente superiore, mostrando un’immagine corretta e incisa fino al bordo. L’effetto scodella era presente anche nei miei vecchi Vixen LV da 4 e 6 mm.

5 mm: idem come il 6 mm e del tutto improponibile il paragone col Takahashi LE da 5 mm, notevolmente più corretto nonostante anche questo mostri un pochino di luce diffusa e un lieve residuo di distorsione angolare.

4 mm: come il 5 e il 6 mm e peggio rispetto a un vecchio Vixen LV. Gli OR giapponesi Kasai e Vixen da 4 mm forniscono invece un’immagine piana, meravigliosamente nitida e contrastata dal centro al bordo del campo, ma al confronto sono scomodissimi per la scarsa estrazione pupillare.

2.5 mm: immagine piuttosto scadente, distorta e immersa in una tenue nebbia lattescente dovuta alla luce diffusa, che abbassa un po’ il contrasto e rende più difficoltosa la visione dei dettagli più fini (NB: col rifrattore ED da 102 mm l’oculare fornisce 286x che di norma sono ancora perfettamente fruibili).

CONCLUSIONI

Se il test sulla correzione geometrica e cromatica ha dato risultati non troppo dissimili tra le diverse focali di SLV, l’osservazione della Luna ha evidenziato una marcata suddivisione qualitativa: da 25 a 9 mm abbiamo oculari ben corretti che non sfigurano rispetto a schemi collaudati come l’ortoscopico di Abbe, anzi in qualche caso persino superiori, col vantaggio di una maggiore estrazione pupillare che poi è il vero motivo d’essere di questi oculari. Le due focali più lunghe soffrono di un astigmatismo non ben corretto con un cono di luce a f/7 ma che scompare quasi del tutto passando a f/10: sono quindi oculari particolarmente interessanti per chi osserva con i catadiottrici o i rifrattori a lunga focale, coi quali offrono prestazioni eccellenti con una correzione quasi totale sia della cromatica laterale sia della curvatura nonostante l’assenza del gruppo ottico negativo. Purtroppo nell’uso in terrestre la distorsione lineare si fa sentire.

Le focali corte, invece, da 6 a 2.5 mm, sono un’altra storia. La cosa che mi ha stupito maggiormente in questi quattro oculari è il fatto che nessuna delle due distorsioni fosse corretta: di solito il progettista sceglie di privilegiare o quella angolare o quella lineare perché entrambe non possono essere corrette contemporaneamente, oppure cerca il miglior compromesso tra le due, ma in queste focali entrambe le aberrazioni sono evidenti. Al loro posto è di gran lunga preferibile impiegare gli altri, dal 9 mm in su, con una buona Barlow 2x o 3x, in questo modo si otterrà un campo piano e quasi totalmente corretto. Nell’osservazione planetaria e di stelle doppie, invece, la nitidezza dell’immagine al centro del campo è buona e gli oculari si possono impiegare con soddisfazione.

Ringrazio Skypoint srl di Campoformido (UD) per avermi consentito di effettuare questa prova. Il test risale al 2015 quindi potrebbe non riflettere eventuali recenti cambiamenti nel design e nelle prestazioni degli oculari descritti. Inoltre si riferisce specificamente agli esemplari esaminati i quali potrebbero non essere rappresentativi dell’intera produzione.