Rifrattore apocromatico Tecnosky 60 mm f/6 FPL-53

Tra gli ultimi arrivi nella categoria dei piccoli apocromatici che ormai affollano i listini, ho avuto modo di esaminare il Tecnosky 60 mm f/6, uno strumento ultra compatto e trasportabile: pesa infatti solo un chilo e mezzo e sta agevolmente sul palmo di una mano. Il tubo è di colore bianco e nero e viene venduto con finiture argento oppure rosse. Giuliano Monti di Tecnosky mi ha cortesemente prestato un esemplare della versione rossa per una prova.

TUBO OTTICO

La realizzazione del tubo ottico è molto buona, ormai le meccaniche cinesi di questi strumenti eguagliano – e spesso superano – quelle giapponesi, soprattutto in confronto a certi strumenti “vintage” troppo spesso magnificati per il solo fatto di essere “made in Japan” ma con meccaniche decisamente scadenti in confronto a quelle cinesi. Anche esteticamente il tubo è molto bello, con finiture ottime, senza sbavature di vernice o irregolarità di sorta nei punti di raccordo tra i vari pezzi: si tratta dunque davvero di un bel telescopietto.

Il tubo fuocheggiatore, nero, scorre morbidamente senza scatti trascinato da una cremagliera invece del solito Crayford; il movimento è privo di giochi ed è presente la consueta demoltiplica 1:10 indispensabile in fotografia. L’escursione del tubo è ragguardevole, ben 75 mm che tuttavia non bastano per raggiungere il fuoco: questo rifrattore possiede infatti un backfocus enorme che permette di utilizzare senza problemi di fuocheggiatura qualunque accessorio visuale e fotografico; anzi, l’uso di prolunghe è imprescindibile sia nell’osservazione diretta che tramite diagonali da 31.8 mm.

Il tubo mobile ha un diametro interno di 2 pollici e viene fornito di serie con un riduttore a 31.8 mm. Il serraggio viene effettuato tramite un anello in ottone su cui agiscono tre viti a 120° sull’apertura maggiore e una sola vite sull’apertura minore. Il riduttore risulta un po’ spartano rispetto all’insieme ed è a mio avviso raccomandabile sostituirlo con un buon autocentrante. Lo scorrimento del tubo può venire bloccato da una vite e la resistenza allo scorrimento si può regolare tramite appositi grani posti sotto il blocchetto delle manopoline.

Sul blocco fuocheggiatore si può installare una basetta per un cercatore solare da usare nelle osservazioni della nostra stella – un cercatore notturno risulta infatti superfluo – o un cannocchiale di guida per la fotografia del cielo profondo.

All’altra estremità del tubo si trova un paraluce scorrevole che una volta retratto contribuisce a rendere lo strumento estremamente compatto, di lunghezza inferiore a 25 cm. Il tubo ottico si collega ai comuni treppiedi fotografici tramite una basetta che reca due fori filettati a passo fotografico; però per l’uso astronomico è necessario attaccare alla basetta una slitta a coda di rondine. La basetta è a sua volta collegata ad un anello apribile, in questo modo può essere ruotata e diretta verso l’obiettivo o verso il fuocheggiatore e il tubo si può orientare come si vuole.

Per le osservazioni di cui riferisco in questo articolo ho usato una montatura equatoriale Vixen GPD2 motorizzata in AR (il tubo è così leggero che la mia Vixen SXD2 risulta eccessiva e non si riesce nemmeno a bilanciare) e una Vixen Porta II.

L’obiettivo a doppietto, trattato FMC, possiede, secondo le specifiche, un elemento in vetro a bassa dispersione Ohara FPL-53, lo stesso che ormai montano molti apocromatici cinesi inclusa l’ormai diffusissima serie nera Skywatcher. Ho l’impressione che il costo di questo vetro sia diventato progressivamente più competitivo rispetto al meno performante FPL-51 ed equivalenti, perché ormai lo si ritrova sempre più spesso negli apocromatici cinesi senza che il prezzo ne risenta in modo drammatico. Non sono riuscito a determinare se l’elemento fosse in posizione frontale o posteriore, di solito si utilizza quest’ultima perché – a parte le considerazioni di ottica in senso stretto – è un vetro che ha un coefficiente di dilatazione termica relativamente alto e andrebbe protetto, per quanto possibile, dall’esposizione diretta a sbalzi di temperatura. Non ci sono viti per la collimazione vera e propria ma vi sono dei grani in teflon per regolare la posizione trasversale delle lenti rispetto alla cella e rilasciare eventuali tensioni nel caso le centriche apparissero distorte.

PROVA SUL CAMPO

Esaminando una stella artificiale la correzione ottica è apparsa sufficiente, con immagini intra- ed extrafocali non identiche ma con immagini a fuoco nitide e regolari che hanno permesso di separare senza incertezze stelle doppie a ridosso del potere risolutivo teorico. Ottima si è rivelata soprattutto la correzione del colore, certamente superiore a quella che si otterrebbe con un acromatico di pari focale o un ED realizzato con vetri meno pregiati, ma va anche detto che con soli 6 cm di apertura la luce che si ottiene sul piano focale non è poi molta e quindi un eventuale disturbo cromatico sarebbe stato in ogni caso poco appariscente nell’osservazione visuale notturna. In fotografia e nell’osservazione solare e terrestre, invece, lo spettro residuo risulterebbe molto più molesto ed è qui che si apprezza maggiormente la scelta dei vetri che è stata effettuata: la Luna non ha mostrato alcuna colorazione spuria, nemmeno a ingrandimenti relativamente elevati, e così pure il disco del Sole attraverso il prisma Baader Cool Ceramic era perfettamente bianco.

Questo rifrattorino, come i suoi innumerevoli simili presenti in commercio, ha fondamentalmente due campi di applicazione: come piccolo astrografo e come telescopio ultra-trasportabile, facilmente gestibile su una montatura anche molto leggera o addirittura un treppiede fotografico. Per quanto riguarda l’alta risoluzione, invece, sessanta millimetri di diametro significano un potere risolutivo di circa 2 secondi d’arco, che è poco per l’osservazione planetaria – si potranno vedere le fasi di Venere, qualche dettaglio marziano, l’anello di Saturno, i satelliti medicei di Giove e non molto di più – ma sufficiente per dare un’occhiata in dettaglio al rilievo lunare, alle macchie solari e a qualche facile stella doppia.

Per quanto riguarda l’osservazione visuale del cielo profondo, grazie alla corta focale si può ottenere un campo enorme, fino a 7° e oltre, anche se non sempre del tutto fruibile a causa delle aberrazioni extrassiali, in particolare con oculari classici come i Koenig e gli Erfle che a f/6 non lavorano benissimo. Mi sono divertito molto, comunque, a passeggiare per il cielo buio delle Dolomiti osservando una moltitudine di oggetti, tra i quali i più appariscenti sono risultati gli ammassi aperti e le nebulose diffuse, se abbastanza brillanti. Con gli ammassi globulari e le galassie, invece, non si va oltre il classico batuffolino di luce, per quanto suggestivo se immerso in un bel campo stellare.

Promettenti, invece, le prestazioni in campo fotografico: l’amico Andrea Pastore ha realizzato dal centro di Milano questa immagine di M42 sommando 600 pose non guidate di 5 secondi l’una con ZWO ASI 178MM non raffreddata e montatura Ioptron Smart EQPro:

mentre questo sotto è M45, media di 100 pose di 30 secondi con QHY183c, sempre da Milano e purtroppo in condizioni di cielo velato:

Ho provato ad usare lo strumento anche per l’osservazione e l’imaging del Sole con risultati interessanti. Il Daystar Quark Cromosfera, dotato di telecentrica interna da 4.2x, è reclamizzato come in grado di mostrare l’intero disco del Sole con rifrattori di focale inferiore a 400 mm, come quello qui esaminato, e un oculare Plössl da 32 o 40 mm: effettivamente si ottiene un’immagine molto bella ma le protuberanze finiscono inevitabilmente nella parte periferica del campo dove le aberrazioni dell’oculare le rendono meno nitide che al centro. Risultati migliori si hanno in fotografia come documentano le immagini seguenti:

Il Tecnosky 60 è anche un eccellente cannocchiale terrestre: la correzione cromatica molto spinta restituisce immagini nitide e fedeli di qualunque scena, anche molto illuminata, e una volta dotato di un buon raddrizzatore non fa rimpiangere cannocchiali terrestri molto più costosi. Con il prisma da 2 pollici Tecnosky e qualche oculare Baader Hyperion  è stato un vero divertimento osservare il paesaggio e l’avifauna delle Dolomiti di Brenta.

CONCLUSIONI

Le mie impressioni su questo rifrattore sono state dunque molto positive, nei limiti dei suoi 6 cm si comporta molto bene e, soprattutto, la meccanica è eccellente e ne permette una completa fruibilità. Accessori indispensabili, non forniti con il tubo ottico, sono una basetta tipo Vixen per il collegamento alle montature, una prolunga da 2 pollici da 5 – 8 cm e, per le osservazioni visuali, un diagonale e uno o due oculari grandangolari di ottima fattura, sempre da due pollici. Per l’uso terrestre servirà anche un prisma raddrizzatore.