Rifrattore Takahashi Sky-90 & Extender-Q

di Raffaello Braga

PREMESSA

Ci sono strumenti astronomici che nascono con dei peccati originali che nemmeno il tempo riesce a far dimenticare e che ne condizionano pesantemente la fortuna commerciale, anche nelle versioni successive rivedute e corrette. E non si tratta sempre e soltanto di telescopi economici ma talvolta anche di strumenti di un certo pregio e quindi costo.

Anni fa, in ossequio alla moda degli apocromatici tascabili, Takahashi sfornò un piccolo gioiellino, lo Sky-90, un rifrattore con elemento frontale alla fluorite minerale e con una focale di soli 500 mm. L’intento della Casa giapponese era quello di commercializzare un prodotto trasportabilissimo per osservazioni generiche e per astrofotografia a grande campo, in quest’ultimo caso utilizzando l’apposito correttore. Lo strumento ebbe una discreta fortuna nonostante il prezzo esorbitante e un difetto di progettazione, poi corretto, che ne condizionò l’accoglienza da parte del pubblico.

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Cercando un piccolo apocromatico compattissimo da portare in giro e soprattutto da usare col Daystar Quark per l’osservazione del Sole, mi sono imbattuto in un esemplare usato di Sky-90 in condizioni eccellenti e mi sono affrettato ad acquistarlo. Nel seguito le mie impressioni d’uso si riferiscono specificamente a questo esemplare che ha numero di serie 12028 e che stando a quanto riferitomi dall’importatore Takahashi (Skypoint srl) è stato l’ultimo, o uno degli ultimi, venduti in Italia.

OBIETTIVO E COLLIMAZIONE

L’obiettivo è un doppietto molto spaziato (in aria) con elemento frontale al fluoruro di calcio e flint posteriore. Le lenti sono trattenute in una cella che il costruttore ha dovuto riprogettare, a qualche anno dalla comparsa del rifrattore sul mercato, a causa della scarsa tenuta della collimazione e dell’insorgere di tensioni col freddo. Nella versione beta in mio possesso, detta anche Sky-90 II, la posizione della lente frontale è regolata da sei viti disposte lungo il perimetro della cella, mentre per il flint ve ne sono tre. In caso di collimazione conviene agire sulla lente frontale usando le tre viti singole (non quelle che fanno coppia) mentre è meglio lasciar stare le viti del flint perché è molto sensibile al serraggio e genera facilmente delle centriche deformate. Per collimare occorre innanzitutto rimuovere delicatamente, con un ago un po’ grosso o un punteruolo, il sigillante di fabbrica presente sulla testa dei grani. Successivamente si agisce sulle viti con una brugola da 1.5 mm. Non è un’operazione da fare direttamente sul cielo, occorre invece mettere il tubo orizzontale e inquadrare una stella artificiale posta a conveniente distanza avendo cura di effettuare spostamenti piccolissimi delle viti nella direzione in cui l’immagine di diffrazione evidenzia la coma. Al termine dell’operazione occorre accertarsi che le viti si “appoggino” alla lente ma senza serrarla.

Schema dell’obiettivo e diagramma di correzione cromatica: la spaziatura tra le linee corrispondenti ai diversi colori vs il raggio dell’obiettivo  denota una correzione eccellente per un doppietto a f/5.5.

Lo Sky-90 II tiene bene la collimazione e se ben protetto dagli urti (avvolgendolo ad esempio nelle bollicine) rimane collimato anche dopo i viaggi, ma facendone un uso molto intensivo o se lo si trasporta con frequenza potrebbe richiedere qualche ritocco ogni tanto, ciò che va a intaccare un poco proprio quello che doveva essere uno dei suoi pregi maggiori, appunto la trasportabilità. Il mio esemplare non ha passato indenne il trasporto tramite corriere dal venditore a casa mia nonostante l’ottimo imballaggio originale, e la prima operazione che ho dovuto compiere è stata appunto la collimazione ma devo dire che solo raramente ho dovuto ritoccarla.

Ho letto da qualche parte sul web che le lenti andrebbero soggette a tensione con le basse temperature ma a me non è mai capitato, nemmeno a temperature sotto zero.

TUBO OTTICO

Il tubo è lungo solo 37.5 cm (col paraluce retratto) e pesa, comprensivo di culla e barra standard, 4 kg. Le finiture sono le solite, bellissime, di Takahashi e non c’è dubbio che una parte dell’attrattiva esercitata dagli strumenti della Casa giapponese derivi da un design esteticamente molto accattivante.

Il tubo alla minima e massima estensione. Il paraluce retrattile si può bloccare con una vite. Il largo tubo fuocheggiatore è filettato M64 e di serie viene fornito con una serie di riduzioni filettate e non filettate, a 2 pollici, M43 e 31.8 mm.

Il fuocheggiatore è un R&P, ben fatto ma privo di demoltiplica, una caratteristica questa che ormai troviamo anche sul più scasso degli apocromatici cinesi. Gli astrofotografi che usano lo Sky-90 oltre ad acquistare il correttore ottico hanno dunque dovuto anche sostituire il fuocheggiatore originale con qualcosa di più funzionale, ciò che contribuisce a far salire ulteriormente il costo finale del rifrattore.

A onor del vero bisogna dire che il meccanismo è realizzato con grande precisione ed è dotato di regolazioni sia dell’inclinazione del tubo mobile – per eliminare eventuali shifts che possono insorgere con l’uso – sia di resistenza alla scorrimento, oltre a possedere la consueta vite di blocco.

L’estremità del tubo mobile ha un filetto M64 femmina a cui è possibile collegare, tramite un raccordo intermedio M64/M68, un portaoculari click lock al posto di quello in dotazione, efficace ma dotato di viti di serraggio che finiscono per punzonare gli accessori.

Per installare sul tubo i cercatori originali Takahashi in modo tale da poterli rimuovere rapidamente occorre un apposito adattatore a sgancio rapido che da solo costa più di un cercatore da 50 mm cinese completo di supporto. Per fortuna si può risparmiare acquistando un’apposita basetta in vendita da Artesky o una basetta Baader con la spaziatura tra i fori corrispondente a quella ricavata sul tubo.

Il portaoculari originale, con serraggio tramite una coppia di viti, può essere facilmente sostituito con un ottimo Baader Click-lock dotato di filetto M68, occorre soltanto un anello adattatore a basso profilo (sempre da catalogo Baader) per passare dal filetto sul tubo mobile (M64x0.75) a quello sul portaoculari. La basetta per cercatori Artesky visibile in foto, realizzata appositamente per i rifrattori Takahashi, permette di fare a meno del costosissimo attacco a sgancio rapido presente nel listino della casa nipponica.

Il tubo aveva la sua culla originale alla quale ho attaccato una slitta che Skypoint realizza in piccola quantità proprio per questo tipo di culle. Usando anelli standard tipo Vixen o GSO e una slitta più essenziale si risparmierebbe un po’ di peso ma si sacrificherebbe l’estetica, che negli strumenti Takahashi ha la sua importanza.

PRESTAZIONI

L’obiettivo presenta fondamentalmente tre aberrazioni residue:

  • cromatica
  • coma
  • curvatura di campo

La cromatica è molto ben corretta considerando che parliamo di un doppietto a f/5.6. Andandola a cercare col lanternino (bianco) salta fuori, naturalmente, ma per l’uso visuale passa tranquillamente inosservata nella maggior parte dei casi.

La coma è invece più seria, in posizione extrassiale la si nota anche a ingrandimento elevato, ciò di cui bisogna tenere conto durante la collimazione. Da questo punto di vista forse si poteva fare di più ma è probabile che il progettista abbia voluto privilegiare la correzione cromatica dando per scontato l’uso del correttore in fotografia. Certo che col correttore il costo dello strumento, già alto, diventa non competitivo rispetto alle alternative di mercato: gli accessori dello Sky-90, tuttora presenti nel catalogo Takahashi, sono infatti piuttosto costosi.

Le considerazioni fatte per la coma valgono anche per la curvatura, che fortunatamente si nota solo nelle osservazioni a grande campo.

Detto ciò e una volta collimato a dovere, lo Sky-90 fornisce immagini a fuoco praticamente perfette, prive di luce diffusa e molto incise, al top per questo genere di realizzazioni. Lo strumento regge ingrandimenti molto alti in relazione al diametro, ad esempio 200x nell’osservazione di Giove o 300x in quella della Luna, ma naturalmente anche con un obiettivo ben realizzato come questo è inutile scendere a pupille d’uscita inferiori a 0.5 mm. Con oculari a grande campo le immagini si degradano verso il bordo ma non a un livello tale da togliere piacere all’osservazione di campi stellari molto ampi, purché si abbia l’avvertenza di usare oculari a loro volta ben corretti da una lente di Smith. E’ un compromesso che bisogna accettare se non si vuole usare il correttore di coma dedicato.

Ottime le prestazioni dello Sky-90 in H-alfa, una lunghezza d’onda alla quale i rifrattori acromatici molto aperti, contrariamente al popular belief, non sono più diffraction-limited: con il Daystar Quark il Sole risulta infatti nitidissimo e i dettagli delle protuberanze davvero entusiasmanti. Stesso discorso con le linee H e K del calcio ma qui le prestazioni migliorano usando l’Extender-Q.

EXTENDER-Q

Non essendo interessato alla fotografia del cielo l’unico accessorio che ho provato è l’Extender-Q 1.6x, progettato per i rifrattori FSQ-106 e Sky-90 e che allunga la focale nativa di un fattore 1.6 purché venga rispettata la distanza corretta tra il gruppo ottico e l’oculare; nel caso dello Sky-90 la focale diventa 800 mm, ciò che rende il rifrattore più versatile nell’uso in alta risoluzione.

L’extender è un sistema che impiega cinque lenti in tre gruppi, tutti multitrattati, per estendere la correzione cromatica e geometrica dell’obiettivo. Si può installare su qualunque rifrattore una volta dotato degli appositi adattatori ai portaoculari da 2 pollici e anche sugli altri rifrattori con cui l’ho provato ho notato che fornisce ottime immagini.

Uno dei pregi dell’extender è quello di avere un barilotto filettato M42 (lato osservatore) e M43 (lato obiettivo) per il collegamento a tutti i raccordi Takahashi che fanno parte del sistema, a loro volta filettati, e a ogni raccordo compatibile. A differenza della raccorderia ordinaria con serraggio a vite, ciò garantisce la perfetta assialità del gruppo ottico e di quelli a valle (deviatori, oculari) che è fondamentale per evitare l’insorgere della coma in un obiettivo così aperto. Ma anche laddove si usino i serraggi a vite, nella raccorderia Takahashi questi sono così ben realizzati da risultare comunque preferibili alla stragrande maggioranza dei serraggi ad anello, con l’eccezione dei sistemi click-lock Baader Planetarium.

L’extender riduce ulteriormente l’aberrazione cromatica, corregge lo sferocromatismo nel vicino UV, ha un effetto migliorativo anche sulla coma e sulla curvatura e soprattutto non ha effetti deleteri sulla nitidezza. Anzi, per quanto ho potuto vedere le immagini di stelle doppie e multiple risultano con l’extender un po’ più secche e incise, simili a quanto si osserva nel Takahashi FS-102 (il quale, a sua volta, può beneficiare dei servigi di questo accessorio).

Venere, banco di prova severissimo per qualunque rifrattore, appare con l’extender assolutamente bianco, senza alcuna traccia di colori spuri. Il bordo della Luna mostra più facilmente l’effetto dell’extender sulla correzione del cromatismo: senza extender in intrafocale si osserva stabilmente un orlo rosso, in extrafocale verde; con l’extender in intrafocale il rosso si osserva solo quando il seeing fa sfarfallare il bordo, altrimenti è assente, mentre in extrafocale il colore risulta notevolmente attenuato.

Altra caratteristica apprezzabile dell’extender è quella di non vignettare nemmeno con oculari da 40 mm di focale, sia da 31.8 mm che da 2 pollici. Inoltre funziona assai bene anche con oculari molto semplici come i Kellner.

E’ possibile usare l’extender in varie configurazioni come illustrato nelle immagini che seguono.

L’extender configurato per osservazione diretta con oculari da 31.8 mm
L’Extender con diagonale da 31.8 mm. Si possono usare ovviamente i diagonali ordinari usando il portaoculari, ma nel mio caso preferisco agganciare direttamente il diagonale Baader sfruttando il filetto T2.

‘Extender con diagonale da 2 pollici, in questo caso un prisma Tecnosky per osservazioni terrestri.
L’ampia system chart dell’Extender-Q. Tutti i raccordi sono presenti nel catalogo Takahashi.

CONCLUSIONI

Il mio giudizio sul Takahashi Sky-90 non può che essere positivo: quanti doppietti più aperti di f/6 possono vantare la correzione cromatica dello Sky-90 ? non a caso gli apocromatici ultracorti sono tutti dei tripletti o persino dei quadrupletti. L’obiettivo dello Sky-90, essendo costituito di due sole lenti, va anche velocemente in temperatura, permette una collimazione rapida e offre un contrasto e un’incisione d’immagine davvero al massimo livello. Con l’Extender c’è anche la possibilità di avere uno strumento più universale e ulteriormente migliorato, adatto anche alle osservazioni ad alto ingrandimento. A questo proposito è bene aggiungere che in realtà qualunque Barlow ben corretta – solo le migliori lavorano bene con un cono di luce così aperto – permette tale flessibilità d’uso, ma il vantaggio dell’Extender è quello di essere “tarato” sulle caratteristiche di questo obiettivo.

Sull’altro piatto della bilancia ci sono innanzitutto la coma e la curvatura di campo, non aggirabili senza il correttore dedicato. Per l’uso puramente visuale se ne può fare a meno, ma in fotografia no.

C’è poi il costo: è innegabile che anche considerando la sua quotazione attuale sul mercato dell’usato (intorno ai 1000 – 1500 euro) lo Sky-90 sia poco concorrenziale con i tripletti apocromatici cinesi, che possono vantare un campo meglio corretto, una correzione cromatica comunque buona e un’intubazione più fruibile, con demoltiplica e blocco fuocheggiatore ruotante. Lo Sky-90 è quindi soprattutto uno strumento per gli aficionados della Casa nipponica.