Osserviamo e fotografiamo il sole con i binocoli gli spotting scopes e i telescopi astronomici. Recensione dei filtri solari Baader Planetarium ASTF, ASSF e ASBF

Più volte, abbiamo avuto occasione di intrattenerci sull’Astrosolar™, il materiale filtrante per le osservazioni solari in luce bianca che Baader Planetarium commercializza da quasi venticinque anni. Lo provammo per la prima volta sul finire degli anni ’90 durante un Sun Party a Modena e rimanemmo molto impressionati. Il successo ottenuto da questa pellicola, costituita da un supporto polimerico metallizzato (ma non un mylar, come erroneamente qualcuno scrive ancora oggi), è stato tale da surclassare tutti gli altri filtri solari per obbiettivi astronomici. Qualcuno si ostina ancora a produrre dei filtri in vetro a basso costo, ma il divario prestazionale tra questi e l’Astrosolar™ è tale da far preferire i primi solo come dotazione di strumenti destinati all’uso pubblico o didattico, per i quali il fattore resistenza/facilità di pulizia è rilevante.
Negli altri casi, soprattutto per l’imaging in alta risoluzione, l’Astrosolar™ è nettamente preferibile: oltre al costo modesto, all’elevata qualità d’immagine e alla possibilità di essere utilizzato per farsi da sé il proprio filtro, questo materiale restituisce anche un Sole neutro, quindi bianco, preservandone tutto lo spettro.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Diverse  aziende producono delle celle metalliche per poter montare il materiale filtrante in un supporto un po’ più robusto del cartone casalingo. Baader Planetarium commercializza da qualche tempo dei supporti specifici per l’Astrosolar™. Secondo il brand tedesco, queste celle compensano la dilatazione differenziale tra la pellicola e la sua cella metallica: poiché la prima si dilata meno della seconda, durante l’esposizione alla luce del Sole, soprattutto in condizioni estive, potrebbe accadere che la cella “stiri” la pellicola tendendola fino al punto di deformare il polimero, degradando di conseguenza la qualità dell’immagine, e persino provocare delle microfessure nel rivestimento metallico. Viceversa, in condizioni di freddo ambientale, la cella metallica contraendosi più del polimero provoca un’evidente pieghettatura che tuttavia non è tale da degradare le immagini. Indipendentemente da ciò, quando si monta l’Astrosolar™ nella sua cella bisogna sempre far sì che la pellicola non sia tesa, va lasciata lasca proprio per evitare che il polimero perda le sue caratteristiche ottiche.

Le celle Baader sono di tre tipi. In uno, denominato ASTF e progettato specificamente per i telescopi astronomici, la cella è metallica ma il materiale filtrante è fissato a un anello di plastica che possiede un coefficiente di dilatazione simile a quello della pellicola e assorbe la dilatazione differenziale con la cella. Nel tipo denominato ASSF, pensato per gli spotting scopes ma anche per piccoli telescopi, la costruzione è meno sofisticata, tutta la cella è infatti in plastica e i problemi di dilatazione differenziale dovrebbero risultare attenuati. Infine, esiste un modello specifico (ASBF) con celle appositamente sagomate per l’impiego sui binocoli.

Immagine: La scatola dell’ASSF 130. La cella con il filtro è protetta da un cartone rigido che ne assicura l’integrità durante il trasporto. I vari componenti vanno assemblati seguendo le istruzioni:

Abbiamo testato vari filtri: gli ASBF 50 per i binocoli, gli ASTF 80 per uno spotting scope e gli ASSF 130, 150, per utilizzarli su un rifrattore acromatico TMB da 80 mm f/11.2, su un piccolo newtoniano da 130 mm. e su un Takahashi FS128.
Non stiamo a descrivere il contenuto delle scatole e le varie fasi di montaggio perché il lettore interessato potrà scaricare il materiale illustrativo dal sito web dell’importatore italiano, la Unitronitalia di Roma, ci limiteremo, perciò, a fornire soltanto qualche considerazione supplementare.

Le celle posseggono delle graduazioni in corrispondenza delle guide lungo le quali vanno posizionate le viti di serraggio e questo aiuta parecchio nel fissaggio al tubo perché permettere di posizionare i tre fermi alla stessa distanza dal centro e dopo l’eventuale smontaggio della cella permettono di ritrovare la posizione originaria.

Immagine: tolta la protezione superiore il filtro si vede il filtro contenuto in una busta di plastica trasparente:

Ci sono due terne di guide per il montaggio dei gommini di tenuta, occorre scegliere quella giusta in funzione del diametro di tubo a cui il filtro andrà agganciato. La terna non utilizzata, va chiusa coi tre gommini scuri in dotazione per evitare che il sole faccia capolino tra le asole.

I filtri Baader sono disponibili in vari diametri liberi, ciascuno col proprio “clamping range”, sull’interno (ove possibile) o sull’esterno del tubo che va verificato accuratamente prima dell’acquisto. I diametri liberi disponibili sono:

80, 100, 120, 140, 160, 180, 200, 240, 280 mm per il modello ASTF

50, 65, 80, 100, 115, 130, 150 per il modello ASSF

50-60-70-80-100 per il modello ASBF 

C’è quindi parecchia scelta, e grazie alla possibilità di inserire i fermi sia all’interno del tubo ottico che all’esterno, la universalità è garantita. Ad esempio come citato nel depliant ufficiale, i filtri solari per i binocoli si adattano a strumenti del seguente diametro (vedesi la colonna “ideally suited for aperture range”)

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Immagine: la tabella relativa ai filtri ASBF

N:B: I filtri ASBF sono venduti singolarmente e il prezzo non si riferisce alla coppia, questo perchè sono anche utilizzabili, data la loro forma, agli obiettivi fotografici.

Per ciò che concerne i telescopi, mancano soltanto dei filtri con un diametro superiore ai 290 mm.

Un ausilio fornito con i filtri Baader è costituito da tre strisce di tessuto che si fissano da una parte alle viti e dall’altra al tubo tramite dei pezzetti di velcro e che dovrebbero costituire un ancoraggio “di sicurezza” nel caso un colpo di vento riuscisse a vincere l’attrito tra i gommini e il tubo esponendo l’osservatore alla luce solare diretta. Anche se l’idea è buona la sua realizzazione è perfettibile. La nostra esperienza, infatti, è che dopo un po’ di montaggi e smontaggi del filtro le contro – strisce in velcro non restano più fissate al tubo perché l’adesivo cede, lasciando dietro di sé uno sgradevole residuo giallo che deve poi essere rimosso con un solvente.

Immagine: data la qualità dei supporti di fissaggio, riteniamo si possa fare anche a meno del velcro

Per ovviare al problema conviene allora realizzare un’unica striscia in velcro lungo la circonferenza del tubo in corrispondenza della distanza di fissaggio delle strisce in tessuto. Comunque è necessario confermare che se si regolano bene le tre viti gommate in modo che facciano presa saldamente sul tubo, non c’è alcun bisogno di un ulteriore sistema di fissaggio.

Immagine: le tre parti di cui è composto il filtro. Il frame esterno è metallico ma il materiale filtrante è agganciato a un anello più piccolo in plastica che è libero di dilatarsi indipendentemente dalla cella esterna e che pertanto può essere utilizzato in un ampio intervallo di temperature.

Le celle Baader si possono smontare – seguendo le apposite e dettagliate istruzioni con cui sono fornite – per sostituire la pellicola filtrante alla bisogna. La prima cosa che abbiamo fatto con i filtri utilizzati su alcuni telescopi è stato sostituire l’ Astrosolar™ visuale (ND 5.0) con il grado fotografico (ND 3.8). Questo perché il grado visuale è troppo scuro per fare imaging del Sole, soprattutto in alta risoluzione e con diametri inferiori a 10 cm. Il minor grado di metallizzazione della pellicola fotografica (o digitale come talvolta è indicata) determina anche un percettibile aumento della nitidezza dell’immagine, con migliore visibilità dei dettagli della granulazione e della penombra delle macchie e quindi per l’uso col CCD è senza dubbio preferibile, eventualmente in associazione a un filtro neutro e a un UV/IR-cut per portare la luminosità al livello ideale.

Immagine: il filtro ASSF 130 su un piccolo newton da 5 pollici. La costruzione è meno “raffinata” del modello ASTF, nonostante ciò la pellicola non viene tesa nemmeno dopo lunga esposizione al sole estivo

 

Immagine: Il fitro ASTF 80 montato sul rifrattore TMB Planet Hunter

 

RESA FOTOGRAFICA

Pubblichiamo, qui di seguito, alcune immagini della superficie solare ottenute da Raffaello Braga. Come vedrete la nitidezza e il contrasto sono molto elevati, tanto da farci ritenere che i filtri solari Baader siano decisamente performanti.



 

OSSERVAZIONE CON I BINOCOLI E GLI SPOTTING SCOPES

Immagine: grazie ai filtri Baader Planetarium, anche i possessori di binocoli e spotting scopes, potranno osservare il sole e soprattutto l’eclissi  parziale che avverrà il 25 Ottobre del 2022

 

Quando scriviamo di questi strumenti ottici si tendere  a presagire che essi possano servire unicamente per osservare la Natura, in realtà, grazie ai filtri ASBF della Baader Planetarium è stato possibile compiere delle soddisfacenti osservazioni della superficie solare. E’ giusto, tuttavia, fare delle precisazioni.
Con i classici binocoli naturalistici dotati di prismi a tetto si dovrà verificare con molta attenzione la misura da acquistare, soprattutto perché con questo genere di strumenti, la distanza tra i tubi ottici è molto ridotta. Se non abbiamo trovato alcuna difficoltà a montarli sui prismi di Porro in nostro possesso, è stato necessario verificare di volta in volta la possibilità di utilizzare con ad esempio i classici 8×42 o 10×42 sia con prismi Schmidt Pechan che Abbe Konig.

Immagine: un particolare del filtro ASBF 50, montato sul Farvision 20×50. Si nota la cura dei particolari



Un altro fattore che potrebbe influenzare la nostra scelta dipenderà dall’ingrandimento fornito dal binocolo. Se con un 8x-10x è possibile, ad esempio, osservare una eclissi di sole o le piu’ grandi macchie solari, con un 15x-20X è possibile ottenere una maggior risoluzione dei dettagli.

Immagine: grazie ai medi ingrandimenti del binocolo Farvision 20×50 è stato possibile osservare varie macchie solari, spesso senza cavalletto fotografico, attivando soltanto lo stabilizzatore

 

Alla lunga, durante la fase dei test sul campo, abbiamo preferito il Farvision 20×50 visto che ha consentito di ottenere una buona risoluzione del disco solare, per mostrare le poche macchie solari che si sono palesate durante gli ultimi tre mesi. Come già ribadito per i filtri specifici per i telescopi, la ottima qualità dei piccoli pomelli di fissaggio, ha sempre concesso di utilizzare in tutta sicurezza i binocoli, senza notare evidenti spostamenti dei filtri che potessero far presagire una caduta repentina con relativa scopertura degli obiettivi. 

Immagine: come nel caso dei telescopi astronomici, anche con i binocoli e gli spotting scopes i pomelli di fissaggio si sono sempre rivelati funzionali anche senza il velcro in dotazione

Lo stesso dicasi, ad esempio, per il test effettuato con uno spotting scope Zeiss Harpia 95 che, grazie al range di ingrandimenti (compresi tra 23x e 70X) si è dimostrato del tutto paragonabile a un piccolo telescopio astronomico apocromatico, con il pregio di essere facilmente trasportabile. 

Immagine: il filtro montato sullo spotting scope Zeiss Harpia 95, grazie alla possibilità di spostare i pomelli di fissaggio, è stato possibile ottenere un buon allineamento del filtro senza smontare la custodia protettiva



Il massimo delle prestazioni è ottenibile con i nuovi binocoli angolati dotati di diametri generosi e della possibilità di aumentare gli ingrandimenti (nel limite del loro diametro e qualità delle ottiche) anche sopra i 50X. In questo frangente è possibile osservare molti dettagli in luce bianca della superficie solare. Dei binocoli angolati di ottima qualità, come ad esempio gli Oberwerk 100 SD o gli APM 100 SD, dotati del filtro ASBF 100, potrebbero fornire delle immagini del tutto paragonabili a quelle di un performante telescopio da 130 mm di diametro, soprattutto, perché rispetto alle osservazioni lunari e planetarie, a causa della turbolenza è preferibile osservare a ingrandimenti medi.

Immagine: un binocolo con ottiche ED o SD da 100 mm, potrebbe rivelarsi un interessante strumento anche per le osservazioni solari in luce bianca. Nella foto si vedono gli obiettivi dell’Oberwerk 100 XL SD

PREGI E DIFETTI

Pregi 

  • Ottima qualità delle immagini fornite: sia visualmente che fotograficamente, grazie all’Astrosolar™ 
  •  Accessori in dotazione che rendono molto facile il montaggio sui vari strumenti ottici
  •  Celle di compensazione della temperatura 
  •  Ottima robustezza dei pomelli di fissaggio
  •  Ampia universalità d’utilizzo sia per diametro che per configurazione ottica 

 

Difetti 

  • Non esistono ancora in un formato adatto ai  telescopi dal diametro superiore ai 290 mm
  •  Rapida usura del collante che fissa il velcro
  •  Potrebbero non essere utilizzabili con molti binocoli di piccolo diametro dotati di prismi a tetto

 

IN SINTESI


I filtri solari della Baader Planetarium ASTF, ASSF e ASBF si sono dimostrati degli ottimi accessori, sono molto universali si possono utilizzare con i  telescopi astronomici, i teleobiettivi, gli spotting scopes  e i binocoli di vario diametro. La loro qualità costruttiva è molto elevata e il progetto si basa sull’esperienza maturata da Baader nel corso degli ultimi venticinque anni. Ovviamente un rifrattore  dotato di un prisma Baader Cool Ceramic fornirà immagini leggermente piu” nitide e contrastate e con una inferiore luce diffusa ma è indubbio che questi filtri siano adatti per qualsiasi configurazione ottica. Il filtro solare Astrosolar™, poi, è sinonimo di qualità e affidabilità. 

RINGRAZIAMENTI

Si ringrazia UnitronItalia per aver fornito alcuni dei filtri oggetto di questo test, altri erano già di proprietà dello Staff Tecnico

DISCLAIMER

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